Un viaggio nel tempo: la mia visita al museo egizio di Torino

Antiche meraviglie: le sculture egizie

Il Museo Egizio di Torino è uno dei musei più affascinanti al mondo dedicati all’antica civiltà egizia. Durante la mia visita, ho avuto modo di esplorare un incredibile patrimonio artistico e culturale, con esposizioni che spaziano dalle statue delle divinità agli intricati affreschi che decorano le tombe.

Una delle prime sezioni che mi ha colpito è stata quella dedicata alle sculture, con statue raffiguranti faraoni e nobili, realizzate in pietra calcarea e straordinariamente conservate. Un vero viaggio nel passato, dove ogni dettaglio scolpito rappresenta una finestra su una civiltà millenaria.

La magia della tomba dipinta

Proseguendo, mi sono ritrovato davanti a una ricostruzione di una tomba dipinta, le cui pareti erano ricche di affreschi che raccontano le gesta dei nobili egizi. I colori, nonostante il passare dei secoli, sono ancora vividi, trasmettendo l’essenza di una cultura che credeva profondamente nella vita dopo la morte.

Il mistero delle mummie: un tuffo nel passato

Il momento più toccante della visita è stato l’incontro con una mummia perfettamente conservata, avvolta nelle sue bende originali. La delicatezza del lavoro eseguito millenni fa per preservare i corpi testimonia il rispetto che gli antichi egizi avevano per la vita ultraterrena.

Le divinità egizie e i sarcofagi

Infine, la sezione dedicata ai sarcofagi e alle divinità ha coronato il percorso. Qui ho potuto ammirare alcuni dei manufatti più iconici, tra cui imponenti sarcofagi splendidamente decorati e statue di Anubi, Osiride e altre divinità egizie.

Un'immersione nella cultura dell'antico Egitto

Se ti trovi a Torino, una visita al museo egizio è un’esperienza da non perdere. Non solo per gli amanti dell’archeologia, ma per chiunque desideri fare un tuffo in un passato ricco di storia, arte e mistero.

Per saperne di più sull'”antica civiltà egizia” puoi collegarti alla pagina Wikipedia sull’antico Egitto (https://it.wikipedia.org/wiki/Antico_Egitto).

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Tomba di Igor Stravinsky al cimitero di San Michele a Venezia.

L’Isola di San Michele: Il misterioso cimitero di Venezia e le sue tombe celebri

Introduzione

Il cimitero dell’isola di San Michele a Venezia non è solo un luogo di riposo per i defunti, ma anche un sito di grande bellezza e fascino, ricco di storia, arte e leggende. Tra i suoi sentieri tranquilli e i cipressi maestosi, si trovano le tombe di personaggi famosi e monumenti che raccontano storie di un passato lontano.

Storia del cimitero di San Michele

Il cimitero di San Michele è stato fondato all’inizio del XIX secolo, dopo che un decreto napoleonico vietò le sepolture all’interno della città di Venezia per motivi igienici. Questo cimitero, unico nel suo genere, si trova su un’isola tra il Canal Grande e la Laguna di Venezia. Originariamente sede di un monastero camaldolese, l’isola conserva ancora tracce del passato religioso, che si mescolano con la sua attuale funzione di luogo di riposo eterno.

Le sepolture celebri

L’isola di San Michele è famosa per ospitare le tombe di numerosi personaggi illustri, sia veneziani che stranieri. Tra le sepolture più celebri troviamo quella del compositore russo Igor Stravinsky, le cui opere hanno rivoluzionato la musica del XX secolo. Stravinsky scelse Venezia come luogo di riposo, attratto dalla sua bellezza e dalla sua atmosfera unica.

Accanto a Stravinsky si trova la tomba del poeta americano Ezra Pound, una figura chiave della letteratura modernista. Pound trascorse molti anni in Italia, e la sua tomba, semplice ma evocativa, attira visitatori da tutto il mondo.

Non lontano da queste sepolture si trova la tomba del celebre ballerino russo Sergei Diaghilev, fondatore dei Ballets Russes. Diaghilev è ricordato per aver introdotto una nuova era nella danza, e la sua tomba è spesso adornata con scarpette da ballo lasciate dai visitatori come omaggio al suo contributo artistico.

Tra i veneziani illustri sepolti a San Michele ci sono anche il compositore Luigi Nono, noto per le sue opere sperimentali e politicamente impegnate, Emilio Vedova, famoso per essere stato uno dei principali esponenti dell’arte astratta in Italia e per il suo uso dinamico e vigoroso del colore e della materia, e la scrittrice Freya Stark, una delle più grandi esploratrici del XX secolo, che ha descritto i suoi viaggi in Medio Oriente con uno stile unico e affascinante.

Architettura e arte: le tombe più significative

Il cimitero di San Michele è un vero e proprio museo a cielo aperto, dove l’architettura delle tombe riflette una vasta gamma di stili, dal neoclassico al moderno. Una delle tombe più impressionanti è quella della famiglia Morosini, un elaborato monumento neoclassico decorato con sculture di angeli e figure allegoriche che simboleggiano il dolore e la speranza.

Un altro esempio di architettura notevole è la Cappella Vivarini, un piccolo edificio neogotico situato in una delle zone più tranquille del cimitero. Questa cappella è famosa per le sue vetrate colorate e per le decorazioni in marmo, che creano un’atmosfera di pace e riflessione.

La tomba del barone Franchetti è un altro punto di interesse: una struttura imponente in marmo bianco con dettagli neorinascimentali, che spicca per la sua eleganza e la sua ricercatezza. Anche la tomba della famiglia Vendramin è degna di nota per il suo stile eclettico, che combina elementi neoclassici e modernisti in un’unica opera d’arte.

Le leggende e i misteri dell'isola

Come ogni luogo ricco di storia, anche l’isola di San Michele è avvolta da leggende e racconti misteriosi. Si dice che l’isola sia abitata dagli spiriti dei defunti e che durante la notte si possano udire sussurri tra i cipressi. Queste storie, vere o no, aggiungono un tocco di fascino a un luogo già di per sé magico.

Come visitare il cimitero di San Michele

Visitare il cimitero di San Michele è semplice: si può prendere un vaporetto della linea 4.2 della ACTV dal centro di Venezia. L’isola è aperta ai visitatori durante tutto l’anno, ma è importante ricordare che si tratta di un luogo sacro, e quindi è necessaria una certa sensibilità e rispetto.

Conclusione

Il cimitero di San Michele è molto più di un luogo di sepoltura. È un viaggio nel tempo e nello spazio, dove la storia, l’arte e il mistero si intrecciano per offrire ai visitatori un’esperienza indimenticabile. Le tombe celebri e le strutture architettoniche uniche rendono questo luogo una tappa obbligata per chi vuole esplorare un lato diverso di Venezia, lontano dalla folla turistica.

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Vista autunnale del Lago di Tovel con riflessi d'acqua e alberi colorati, Val di Non, Trentino

Escursione al lago di Tovel: foliage autunnale e fotografia all’alba in Val di Non

Preparativi per l'escursione: B&B e sveglia ben prima dell’alba

Qualche anno fa, il 19 ottobre 2013, ho deciso di concedermi una giornata di pura immersione nella natura. Ho scelto come destinazione il suggestivo Lago di Tovel, situato nella splendida Val di Non, in Trentino.

Il lago di Tovel è all’interno del Parco Naturale Adamello-Brenta. Si possono trovare maggiori informazioni su orari e regole del parco, visitando il sito ufficiale del Parco Naturale Adamello Brenta.

Ho prenotato un accogliente B&B lì vicino e mi sono preparato per una levataccia prima dell’alba .

Sapevo che la luce mattutina avrebbe offerto le migliori condizioni per fotografare il foliage autunnale, e l’idea di catturare questi colori vibranti era proprio lo scopo della escursione.

Lago di Tovel all'alba: un paesaggio mozzafiato

Sveglia alle prime ore del mattino, robusta colazione, il cielo ancora buio, ho lasciato il B&B con il mio zaino, attrezzatura fotografica pronta e la mente piena di aspettative.

Arrivato al Lago di Tovel, sono stato accolto da un paesaggio che sembrava uscito da un quadro. Le montagne che circondavano il lago si riflettevano perfettamente nelle sue acque cristalline, creando uno spettacolo di simmetria naturale. Il silenzio era rotto solo dal fruscio delle foglie cadenti e dal canto lontano degli uccelli.

L’albeggiare ha creato prima la luce tipica dell’ora blu per trasformarsi poi nella luce dorata dell’ora d’oro tingendo tutto di un caldo color miele. È allora che il lago si è trasformato in uno specchio che rifletteva le mille sfumature di rosso, arancione e giallo delle foglie autunnali.

Fotografare il foliage: consigli e esperienza personale

Fotografare il foliage al Lago di Tovel è stato un vero piacere. La combinazione di colori intensi, luce morbida e paesaggi montani crea infinite opportunità per catturare immagini uniche. Ecco alcuni consigli che ho trovato utili durante questa esperienza:

  • Arrivare presto: La luce dell’alba è perfetta per fotografare il foliage, poiché offre toni caldi e ombre lunghe che esaltano i colori autunnali.
  • Sfruttare i riflessi: Le acque calme del lago sono ideali per creare composizioni simmetriche, riflettendo le montagne e gli alberi circostanti.
  • Giocare con le prospettive: Provare diverse angolazioni e utilizzare elementi naturali in primo piano, come foglie o rocce, può aggiungere profondità alle foto.

Conclusione: il fascino del Trentino in autunno

La mia escursione al Lago di Tovel è stata un’esperienza difficile da dimenticare, che si aggiunge a molte altre escursioni fotografiche altrattanto intriganti. Non solo per la bellezza dei paesaggi, ma anche per la sensazione di pace e connessione con la natura che ho provato. Se state cercando un luogo dove poter vivere l’autunno in tutta la sua magnificenza, il Lago di Tovel in Val di Non è sicuramente una destinazione da non perdere. Ricordatevi di portare con voi la vostra macchina fotografica e di prepararvi a catturare uno dei migliori spettacoli naturali che l’Italia ha da offrire.

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“Stranieri ovunque”: la Biennale d’arte 2024 di Venezia

"Stranieri ovunque"

Il titolo della Biennale di Venezia del 2024 è “Stranieri Ovunque” e si misura con i temi delle migrazioni e della integrazione tra le diverse culture presenti in tanta parte del mondo.

Le opere presentate spingono a ragionare sul carattere fluido delle nostre identità sfidando i confini tradizionali. È un modo per esplorare fuori dagli schemi i concetti di appartenenza e identità in un mondo sempre più globalizzato.

Al solito la mostra veneziana mette assieme esperienze e prospettive che vengono da tantissimi paesi di tutti i continenti e che la rendono un incredibile punto di incontro di culture e di idee molto ricco. I diversi registri della comunicazione artistica vengono mostrati attraverso opere che usano i vari possibili media che vanno dalla pittura alla performance, dai video alla installazione, alla scultura.

 

Tra passato e presente e tra locale e globale

Ciò consente un dialogo tra tempi e luoghi diversi, cioè tra passato e presente così come tra locale e globale, spingendo il visitatore a riflettere e ad interrogarsi anche fuori dalla sua zona di comfort. In altre parole: sono tutti stimoli a pensare e ad arricchire le proprie forme mentali facendo capire come si rappresenti una realtà vissuta quotidianamente da milioni di persone.

Non si può dimenticare che “Stranieri Ovunque”, prima ancora di essere il tema della Biennale d’arte di Venezia del 2024, è la realtà vissuta tutti i giorni da milioni di persone nel mondo.

La bellezza della diversità

La Biennale del 2024 diventa così un’occasione imperdibile per confrontarsi con le storie e le visioni di chi vive sulla soglia tra due mondi, sfidando le convenzioni e costruendo nuove narrazioni di appartenenza mostrando la bellezza della diversità.

Il percorso espositivo è stato curato con grande attenzione, creando un flusso narrativo che accompagna il visitatore in un viaggio emozionante e provocatorio.

La Biennale di Venezia 2024 dà l’occasione per cogliere, attraverso le forme di rappresentazione artistica, la complessità e la ricchezza delle identità contemporanee. Ci ricorda che, alla fin fine, siamo tutti “stranieri ovunque”.

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Orgosolo

Murales (e banditi) ad Orgosolo

Un benvenuto un po' particolare ad Orgosolo

Il benvenuto non è dei migliori: quel segnale stradale all’ingresso di Orgosolo (https://goo.gl/maps/HYp8o5woFHbcc5F98) crivellato di colpi di lupara non è certo un invito ad entrare. Così come le decine e decine di carabinieri e di agenti di polizia che girano di continuo per il paese il 3 di agosto a caccia dell’evaso famoso Graziano Mesina. Malgrado i suoi 78 anni, dei quali 40 passati in prigione per rapimenti e omicidio, è tornato ad essere uccel di bosco proprio nelle scorse settimane.

Orgosolo è nota (è famosa? si può dire “famosa”?) per quella che fu l’industria dei rapimenti di persona qualche decennio fa.

 

Oggi però si sale fino ai suoi 620 metri di altitudine, nel cuore della Sardegna montagnosa e brulla per i suoi murales.

Banditismo di un tempo con il suo anziano latitante a ricordare un tempo per fortuna passato e i murales, non hanno, ovviamente, alcuna relazione tra di loro.

Murales famosi in altre città nel mondo

Ho avuto la ventura di godere di altre città e quartieri nel mondo arricchiti di murales.

A Milano se ne trovano nella zona della Stazione Garibaldi nei sottopassi che portano ai binari dei treni e della metropolitana.

A San Francisco (CA-USA) l’intero Mission District (https://goo.gl/maps/TEjrLgjNawPtpMib7) con i suoi murales è diventano una delle attrazioni turistiche più importanti di una città già così ricca di luoghi da vedere e da vivere.

A Linz, in Austria, abbiamo la Open Air Mural Harbor Gallery (https://goo.gl/maps/kAzDw1BnX83owr9U9) con circa 300 Graffiti, alcuni dei quali di dimensioni monumentali, che decorano le facciate delle vecchie costruzioni industriali e degli uffici del porto. Artisti provenienti da circa 30 nazioni hanno trasformato le bellissime zone portuali di Linz in un luogo d’arte.

Unicità di Orgosolo e dei suoi murales

A rendere diverso Orgosolo è la sua piccola dimensione di appena 4.000 abitanti e quindi ben più piccolo del singolo quartiere di Milano, San Francisco, Linz, arricchito di murales.

Orgosolo e murales diventano quindi quasi un tutt’uno, ridefinendo ed arricchendo l’identità dell’intero paese.

Il contrasto tra qualità artistica dei dipinti e la morfologia aspra e spoglia delle colline e montagne intorno al paese, esaltano ancor di più la ricchezza comunicativa e simbolica dei murales.

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Campo di lavanda nel delta del Po con file di fiori viola che si estendono verso l'orizzonte

Il campo di lavanda nel cuore del delta del Po: tra natura e bellezza

Un angolo di colore nel delta del Po

Proprio dietro l’oasi naturalistica di Cà Mello, nell’isola Donzella, a ridosso della Sacca di Scardovari, si trova un piccolo angolo di paradiso: un campo di lavanda. Questa nuova nota di colore emerge in un’ampia area agricola, nel cuore del delta del Po, e ha catturato l’attenzione di molti.

La scommessa della famiglia Masiero: dalla tradizione all'innovazione

La famiglia Masiero – Claudio, Micaela e il figlio Enrico – ha deciso di tentare qualcosa di diverso rispetto alle colture tradizionali di mais e frumento. Hanno scelto la lavanda, una pianta dalle mille proprietà, il cui olio essenziale può essere utilizzato in diversi ambiti. Stanno ancora valutando quali opportunità economiche potrà offrire questa scommessa, ma nel frattempo hanno dato vita a qualcosa di speciale.

Miele alla lavanda e api: una nuova collaborazione

Grazie a un amico apicoltore che ha posizionato le sue arnie vicino al campo, la lavanda produrrà anche un delizioso miele. Questa collaborazione rappresenta un ulteriore esempio di come la natura possa dare vita a nuove opportunità.

Un fenomeno mediatico inaspettato

Inaspettatamente, il campo di lavanda di appena due ettari e mezzo è diventato una vera attrazione, attirando turisti da ogni parte. Le auto e i camper parcheggiati lungo la strada sono il segno di un successo tanto improvviso quanto difficile da gestire per la famiglia.

La reazione della famiglia: tra notorietà e fastidio

Mentre Enrico si diverte con l’improvvisa fama, tra interviste e video su YouTube, la madre Micaela è meno entusiasta. Con pragmatismo ha dovuto recintare il terreno e mettere cartelli per regolare l’accesso dei visitatori. Alcuni turisti, infatti, non rispettano le regole, creando disagi. Nonostante i cartelli e le raccomandazioni, la situazione a volte diventa insostenibile, portando Micaela a esclamare: Basta, chiudo tutto!.

Le foto: tra temporali e albe mancate

Le foto sono state scattate tra venerdì 19 e sabato 20 giugno nel 2020, nei brevi intervalli tra i temporali. Nonostante i piani, il cielo coperto ha impedito di fotografare l’alba sul campo di lavanda, ma questo è il bello della fotografia: puoi programmare tutto, tranne il tempo.

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Cottura risotto con zucchine

Risotto di zucchine e Coronavirus

Risotto con Zucchine e Senso del Tempo Durante COVID-19: Un'Esperienza di Resilienza

In quarantena da quasi cinque settimane a causa del Covid-19, il tuo mondo in parte si contrae e in parte si espande.

Un mondo che si contrae

Si contrae perché le opportunità e le esperienze a cui eri abituato si riducono drasticamente. Quella che ti manca di più è l’abbraccio dei tuoi sette nipotini, ma è in generale che le tue esperienze si riducono drammaticamente mentre sei chiuso in casa.

Un mondo che si espande

Dall’altra parte, il tuo mondo si espande perché cambia la tua percezione del tempo. Il tempo si dilata, o almeno dà la sensazione di dilatarsi, poiché è riempito di meno esperienze e sembra non passare mai.

Non c’è modo di pensare al tempo in quanto tale. Lo puoi solo fare in relazione alla densità delle tue esperienze che lo segnano, lo misurano e ti fanno sentire la sua velocità o il suo rallentare.

Questa sensazione del tempo è stata descritta varie volte nella grande letteratura, come da Thomas Mann ne “La Montagna Incantata”, quando narra l’esperienza del banale ingegnere Hans Castorp nel sanatorio Berghof di Davos. Entrato per una visita al cugino e con l’intenzione di starci appena tre settimane, ci passò sette anni.

La sensazione del tempo che ci dà questa quarantena, pur in perfetta salute, è la stessa che trasmette il romanzo di Mann.

Il cibo come ancoraggio al tempo

E tutta questa premessa per un semplice risotto di zucchine? Sì, perché è proprio attraverso i gesti di un’esperienza quotidiana che abbiamo forzatamente cambiato, che riusciamo a dare un senso a queste giornate così apparentemente rilassate, ma in realtà profondamente inquietanti per un futuro che sappiamo non sarà come il passato prima del Covid-19.

Evviva il risotto con le zucchine

Quindi evviva il risotto con le zucchine, come evviva la torta di noci, le tagliatelle con il ragù d’anatra, la parmigiana di melanzane, il pane di semola di grano duro con il lievito madre, la pasta alla carbonara, l’amatriciana, il tiramisù, e così via.

Resilienza e autostima attraverso la cucina

Queste attività contribuiscono all’autostima e rafforzano quella qualità oggi così necessaria che è la resilienza. La varietà del cibo preparato e mangiato funziona come un surrogato delle esperienze di lavoro e di vita che oggi non possiamo avere e contribuisce a dare densità e senso al tempo che passiamo in quarantena.

La Fotografia Come Racconto

Se poi ti capita anche di avere la passione per la fotografia, puoi creare un piccolo set in cucina e raccontare, con le foto, la storia della preparazione del piatto.

Ingredienti e fasi di cottura del risotto con le zucchine

Ingredienti:

  • Riso Carnaroli
  • Olio extra vergine di oliva
  • Aglio
  • Zucchine
  • Burro
  • Parmigiano Reggiano
  • Brodo di verdure

Fasi di Preparazione:

  1. Cottura delle Zucchine: In una padella, cuoci le zucchine con olio e aglio.
  2. Biscottatura del Riso: Tosta il riso con l’olio.
  3. Cottura del Riso: Aggiungi il brodo di verdure poco alla volta e cuoci il riso.
  4. Mantecatura: A fine cottura, manteca con burro e Parmigiano Reggiano.

Conclusione

Attraverso la preparazione di un piatto come il risotto di zucchine, troviamo un modo per dare significato e struttura alle nostre giornate in quarantena. Ogni ricetta diventa un ancoraggio nel tempo, una piccola vittoria di resilienza e creatività in un periodo di incertezza.

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Reflection of a carnival mask on a glass sphere at Venice carnival 2020

Carnevale di Venezia e coronavirus

carnevale venezia 2020

Se Gabriel García Márquez ha scritto quel grande romanzo che è “L’amore al tempo del colera”, noi ci dobbiamo oggi accontentare de “Il Carnevale di Venezia al tempo del coronavirus”. Stavolta non è un romanzo ma una emergenza vera che speriamo si riesca a controllare e che finisca quanto prima.

Non ci sarà il gran finale in Piazza San Marco che era previsto per martedì 27 febbraio.

I primi casi di infezione anche nel Veneto hanno suggerito prudenza. Sono stati cancellati tutti gli eventi che potrebbero diffondere il virus, tra cui la grande festa del martedì grasso a Venezia.

Puntuale alle 7 del mattino in Piazza San Marco

Sono stato al Carnevale sabato 22, cosa che faccio ormai da 10 anni. Sono puntuale in Piazza San Marco intorno alle sette del mattino per sfruttare la luce più bella e la assenza della massa di turisti che, per fortuna, arriva più tardi.

Maschere capolavoro

Condivido alcune delle foto fatte, al solito coloratissime testimonianze della fantasia che porta decine di persone da tutto il mondo ad investire tempo e denaro per stupire curiosi, turisti e fotografi.

Anche quest’anno ci sono state alcune maschere capolavoro che meritano di essere condivise.