Acque del Chiampo

L’acqua che scorre trasmette un senso di rilassatezza e di benessere. Quando a scorrere è l’acqua di un ruscello di montagna, immerso nel verde di una vegetazione lussureggiante, con salti d’acqua sulle rocce e con vere e proprie cascate, allora il piacere trasmesso viene esaltato ancor più.

Catturare le immagini dell’acqua in movimento in modo da fissarne le emozioni provate ammirandole da vivo, non è semplice. Di sicuro perdi i profumi e i rumori del bosco, a partire proprio dal rumore dell’acqua che scende e si frange sui sassi, salta giù fragorosamente dai dislivelli che creano le cascate, indugia di tanto in tanto in qualche anfratto come a riposare un pò.

Il torrente Chiampo non fa eccezione alla regola di tutti i corsi d’acqua di montagna, almeno nella sua parte più alta, da quando sorge vicino a Passo Scagina in alta valle del Chiampo fin giù almeno fino a Ferrazza di Crespadoro passando per le contrade di Campodalbero.

E quello che non fanno le acque del Chiampo lo fanno alcuni dei suoi affluenti sia nella valle che scende da Durlo che quelli che scendono da Campodalbero.

Fotografare l’acqua che scorre spinge a catturarne l’attimo, con tempi di esposizione molto rapidi per immobilizzare la singole goccia. Ma porta anche a creare quell’effetto setoso, con lunghi tempi di esposizione, come se l’acqua si fosse fermata per farmi ammirare meglio e spingerci a rilassarci ancor di più.

E l’acqua poi ha altre forme, oltre a quella liquida, perché diventa vapore, nebbia, foschia oppure diventa ghiaccio.

Queste foto, fatte nel corso degli anni, con attrezzature di varia qualità e con gradi diversi di perizia fotografica, provano a raccontare momenti dello scorrere dell’acqua del Chiampo e dei sui affluenti nelle varie stagioni.

La luce nel bosco spesso è difficile da gestire: molto buio unito a rasoiate di luce di sole che crea contrasti di luce che nessuna macchina fotografica può catturare.

Grazie a qualche software riusciamo a comprimere gamme tonali estese, recuperando dettaglio sia nelle ombre che nelle alte luci.

Arte mimetica per definizione, direbbe il vecchio Platone, imitazione infedele della realtà. Ma che importa se le foto riescono almeno a trasmettere quelle sensazioni di piacere, benessere e rilassatezza, che si sono vissute davanti allo scorrere reale dell’acqua.

Lio Piccolo nella Laguna Nord di Venezia

Cavallino Treporti, Lio Piccolo – laguna nord di Venezia

Lio Piccolo è un paradiso naturalistico nella laguna Nord di Venezia (https://goo.gl/maps/auoqgmBbX7v) per amanti della natura e fotografi.

Si trova nel Comune di Cavallino-Treporti.

Insieme a Burano, da cui dipendeva, Cavallino-Treporti venne inglobato nel Comune di Venezia nel 1923 per tornare poi autonomo nel 1999 a seguito di referendum.

Oltre a Lio Piccolo comprende varie frazioni tra cui insieme, Ca’Ballarin, Ca’Pasquali, Ca’Vio, Ca’Savio, Treporti, Mosele e Punta Sabbioni.

 

Ci si arriva in auto passando da Jesolo, oppure via acqua con il vaporetto da Venezia con arrivo a Punta Sabbioni. La bicicletta è il mezzo ideale per spostarsi lungo le strette stradine in mezzo ai canali delle valli da pesca e nelle paludi della laguna.

 

Attualmente è praticamente disabitato, solo alcuni abitanti nelle varie case sparse e nell’agriturismo.

L’attività è prevalentemente agricola: neglio orti si coltivano, tra l’altro, le famose castraùre (il primo germoglio del carciofo violetto) e le zizołe (giuggiole).  È rimasto solo qualche casone isolato, in un paesaggio fatto di canali, zone di barena e valli da pesca.

 

A ricordo di un inurbamento più significativo ci sono gli edifici nella Piazzetta del Borgo: chiesetta dedicata a Santa Maria della Neve e Palazzetto Boldù.

 

Oltre ad un esercito di zanzare, attivo tutto l’anno anche a dispetto della più robusta dose di Autan, la zona lagunare di Lio Piccolo è un’area con una estesa presenza di molte specie di uccelli sia stanziali che migratori.

Negli ultimi anni anche i fenicotteri rosa hanno scelto l’area per le proprie soste.

Si trovano aironi bianchi (garzette), aironi cinerini e aiorni rossi oltre a chiurli, cavalieri d’Italia, gabbiani reali, anatre, upupa, gruccioni, passeracei, occhioni, pettegole, pantane, fagiani, marangoni minori, e molti altri.

 

Malgrado una presenza veramente numerosa di tante specie di uccelli, riuscire a fotografarli bene non è affatto semplice.

Il suggerimento è quello di fotografare dall’auto, con il tele-obiettivo più lungo che ci si può permettere, parcheggiando nelle numerose piazzole di sosta lungo le stradine tra i canali.

 

Dicono non serva mimetizzare l’auto, dato che gli uccelli sono abituati al passaggio di mezzi motorizzati.

La mia esperienza è diversa ed è che è veramente difficile riuscire a fare delle belle foto nitide con gli uccelli che riempiano lo schermo.

L’impressione è che conoscano le misure dei vari teleobiettivi e che si allontanino in proporzione in modo tale da rendere difficile poterli riprendere come si vorrebbe.

Malgrado un Canon 100-400mm, un moltiplicatore di focale 1,4x e un corpo macchina di piccolo formato che comporta un ulteriore ingrandimento di 1,6x per una lunghezza focale di 896 mm, non è stato facile.

Le foto qui inserite sono le (poche) accettabili. Di sicuro c’è ancora tanto da imparare, a cominciare dal fatto che ci vuole pazienza, tanta pazienza, e rispetto per i ritmi della natura.

In ogni caso, malgrado la difficoltà di ottenere le foto desiderate degli uccelli, la bellezza della natura ha consentito di avere altre belle foto che hanno remunerato la levataccia mattutina.