Riflessi sulla facciata del grattacielo UniCredit di Milano

Gae Aulenti: una piazza sospesa tra cielo, vetro e luce

Un nuovo cuore per Milano

Nel cuore del quartiere Porta Nuova, Piazza Gae Aulenti rappresenta la trasformazione più ambiziosa del volto urbano di Milano. Inaugurata nel 2012 e intitolata alla celebre architetta Gae Aulenti, la piazza si eleva a 6 metri dal livello stradale, come una terrazza sospesa tra la città storica e quella contemporanea.

Punto focale dello sviluppo urbanistico, la piazza è circondata da edifici moderni, spazi pubblici, negozi e aree verdi che ne fanno uno degli hub più fotografati e frequentati della città.

📎 Approfondisci su: Porta Nuova District – sito ufficiale

Il grattacielo Unicredit: simbolo di verticalità

Dominante sulla piazza è l’Unicredit Tower, con i suoi 231 metri di altezza (guglia compresa): il grattacielo più alto d’Italia. Disegnato dall’architetto César Pelli, è un esempio emblematico di architettura sostenibile e contemporanea.

📎 Scheda tecnica Unicredit Tower – Emporis

I giochi di riflessi sulle superfici vetrate, soprattutto all’alba o al tramonto, offrono scenari fotografici spettacolari, cambiando volto alla piazza a ogni ora del giorno.

Fontane interattive e giochi di luce

Al centro della piazza si trovano le fontane circolari, incastonate nel pavimento, che attirano bambini e passanti. Di notte, i getti d’acqua si illuminano con LED colorati, che seguono coreografie dinamiche e interattive.

Luogo di incontro, relax e fotografia urbana

Con le sue panchine in legno curvato, i negozi alla moda, i bar con tavolini affacciati sulla piazza e l’accesso diretto alla Biblioteca degli Alberi, Gae Aulenti è molto più di uno snodo urbano: è un punto d’incontro dinamico, amatissimo da fotografi, architetti e cittadini.

📎 Biblioteca degli Alberi – Fondazione Riccardo Catella

Consigli fotografici

  • 📍 Ora blu e ora d’oro offrono i contrasti migliori tra il vetro dei grattacieli e il cielo.
  • 📸 Un’inquadratura dal piano inferiore verso l’alto esalta la forma circolare della piazza.
  • 🌇 Usa la modalità notturna o un treppiede per catturare le luci delle fontane e gli interni illuminati.

📎 Se pianifichi gli scatti: Photopills

Un invito alla scoperta

Visitare Piazza Gae Aulenti è un’esperienza che unisce architettura, tecnologia, estetica e quotidianità. Un luogo vivo e sorprendente, dove ogni visita può regalare uno scatto inaspettato.

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Panorama notturno Marina Bay Sands con skyline e vegetazione e Singapore Gardens by the Bay

Marina Bay Sands, Singapore: luci, riflessi e panorami mozzafiato

Un simbolo del futuro: Marina Bay Sands a Singapore

Tre torri che sfidano il cielo e una nave sospesa a 200 metri d’altezza: Marina Bay Sands non è solo un hotel di lusso, ma uno dei luoghi più riconoscibili al mondo. Costruito tra il 2006 e il 2010, è oggi il cuore pulsante della zona di Marina Bay, a Singapore, città-stato che affascina per il suo equilibrio tra innovazione, rigore e multiculturalismo.

Le foto che condivido in questo post raccontano Marina Bay Sands in diversi momenti del giorno: dall’alba dorata al tramonto, fino alle luci artificiali della notte che si riflettono nella baia.

Un progetto da record

L’intero complesso è stato progettato dallo studio Moshe Safdie Architects. Costruito al costo di 5,7 miliardi di dollari, include:

  • un hotel da oltre 2.500 camere,
  • un centro congressi e un casinò,
  • un centro commerciale,
  • un museo futuristico a forma di fiore di loto,
  • e soprattutto lo SkyPark, un’enorme terrazza panoramica lunga 340 metri.

Lo SkyPark ospita l’infinity pool più famosa al mondo — accessibile solo agli ospiti dell’hotel — ma è possibile accedere alla piattaforma panoramica acquistando un biglietto. Da lì si ammira tutto il panorama urbano di Singapore, incluso il Gardens by the Bay e la ruota panoramica Singapore Flyer.

Dal basso verso l’alto: luci e riflessi sulla baia

Scattare Marina Bay Sands dall’esterno, nelle diverse ore del giorno, da diverse posizioni è una esperienza fotografica sicurante intrigante. Al mattino presto, le forme architettoniche si riflettono sulle acque tranquille. Al tramonto, la luce calda del sole scolpisce le superfici in vetro e acciaio. Di notte, il riflesso delle luci e il gioco delle proiezioni rende la struttura quasi irreale.

Per i fotografi: ho cercato angoli meno affollati lungo il lungomare, tra la promenade dell’ArtScience Museum e il ponte Helix Bridge. Necessario, al solito, il cavalletto per gli scatti notturni e i tempi lunghi di esposizione

Vista dall’alto: una città che pulsa sotto i piedi

Dall’alto dello SkyPark la città si apre come una mappa illuminata. Si distinguono i quartieri moderni, le isole artificiali, i parchi. Le fotografie dall’alto danno un senso del dinamismo della città, sempre in movimento ma perfettamente ordinata. Ho scattato sia in pieno giorno che all’imbrunire, quando le luci si accendono una a una e l’atmosfera diventa quasi teatrale.

Un consiglio: il momento ideale per salire è un’ora prima del tramonto. Si gode della luce dorata, poi del crepuscolo, e infine delle luci notturne.

Una curiosità: la “nave” sul tetto

Il tetto del Marina Bay Sands è spesso descritto come una nave sospesa. E in effetti ricorda lo scafo di una grande imbarcazione. Ma c’è di più: la sua forma è anche un omaggio al feng shui, disciplina molto influente a Singapore. La leggenda vuole che la forma favorisca l’accumulo di energia positiva per l’intera baia.

Singapore oltre Marina Bay Sands

Se capitate a Singapore, vale la pena esplorare anche:

  • Gardens by the Bay, con i suoi alberi artificiali illuminati: gardensbythebay.com.sg
  • Clarke Quay, per una cena lungo il fiume tra edifici coloniali e bar moderni
  • Little India e Chinatown, per un assaggio autentico della cultura multietnica della città

Conclusione: più di un hotel, un'icona

Marina Bay Sands non è solo un edificio. È un simbolo, un set cinematografico (lo si vede ad esempio nel film Crazy Rich Asians), un punto di osservazione privilegiato su una città che guarda al futuro. Fotografarlo mi ha permesso di cogliere qualcosa della sua anima: rigorosa e spettacolare insieme.

Per saperne di più: Sito ufficiale Marina Bay Sands

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Fotografare Matera: viaggio nei Sassi e nella sua storia

Introduzione: un viaggio nel cuore di Matera

La prima volta che ho visto Matera, ho avuto la sensazione di trovarmi in un luogo sospeso nel tempo. Camminare tra i suoi vicoli di pietra, osservare la luce dorata del tramonto riflettersi sulle case scavate nella roccia e ascoltare il silenzio che avvolge la città è un’esperienza che lascia il segno. Matera non è solo uno dei luoghi più antichi d’Italia, ma anche un paradiso per i fotografi, grazie ai suoi contrasti di luce, alle architetture rupestri e ai panorami mozzafiato.

I Sassi di Matera: uno scenario unico per la fotografia

Patrimonio dell’UNESCO dal 1993, i Sassi di Matera rappresentano un esempio straordinario di insediamento umano scavato nella roccia. I Sassi si dividono in due rioni principali: il Sasso Caveoso e il Sasso Barisano.

  • Sasso Caveoso: Qui il paesaggio sembra rimasto immutato nei secoli, con le case-grotta che si affacciano su stradine lastricate e scalinate ripide.
  • Sasso Barisano: Meno arcaico, ma altrettanto affascinante, caratterizzato da edifici ristrutturati e botteghe artigianali.

Dal punto di vista fotografico, Matera offre infinite opportunità. Ho scattato immagini all’alba, quando la luce morbida accarezza le pietre, e al tramonto, quando l’oro del sole tinge le case di calde sfumature. I contrasti tra le ombre nette e le superfici scabre della pietra creano composizioni uniche.

Curiosità storiche: tra passato e leggenda

Matera ha una storia che si perde nella notte dei tempi. Abitata fin dal Paleolitico, la città ha visto passare popolazioni diverse, ognuna delle quali ha lasciato un segno nel suo tessuto urbano. Un aneddoto interessante riguarda il soprannome “città dei Sassi”, che deriva proprio dalla particolare conformazione delle abitazioni scavate nella roccia calcarea.

Uno degli edifici più affascinanti è la Chiesa di San Pietro Caveoso, che si erge su una scogliera a strapiombo sulla Gravina di Matera. Questo luogo non solo è un punto di riferimento storico, ma anche un soggetto perfetto per scatti evocativi.

Matera e il cinema: un set naturale

Matera è stata spesso scelta come location per film famosi, tra cui La Passione di Cristo di Mel Gibson e No Time to Die, l’ultimo film di James Bond. La sua atmosfera senza tempo la rende perfetta per raccontare storie ambientate in epoche diverse.

Sapori materani: un viaggio nel gusto

La mia visita non sarebbe stata completa senza esplorare la cucina locale. Tra i piatti tipici da provare consiglio:

  • Pane di Matera IGP: Crosta croccante, mollica soffice e un profumo inconfondibile.
  • Pecorino di Filiano DOP: Un formaggio stagionato dal sapore intenso.
  • Cialledda fredda: Un piatto contadino a base di pane raffermo, cipolla, pomodori e olio extravergine d’oliva.
  • Orecchiette con le cime di rapa: Un classico della cucina lucana.

Consigli fotografici per visitare Matera

Se ami la fotografia e vuoi catturare al meglio Matera, ecco alcuni suggerimenti:

  • Orari migliori: L’alba e il tramonto regalano luci morbide e ombre suggestive.
  • Attrezzatura: Un grandangolo è perfetto per inquadrare i vicoli stretti, mentre un teleobiettivo aiuta a isolare dettagli architettonici.
  • Punti panoramici: La terrazza di Piazza Duomo e il Belvedere di Murgia Timone offrono viste spettacolari sui Sassi.

Conclusione e call-to-action

Matera è una città che incanta e sorprende. Se non l’hai ancora visitata, ti consiglio di inserirla nella tua lista di destinazioni. Se invece ci sei stato, condividi nei commenti la tua esperienza!

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Dettaglio delle statue scolpite nel tempio di Abu Simbel.

Abu Simbel: un viaggio nel tempo tra storia, potenza e salvaguardia

La magia di Abu Simbel: un viaggio tra storia e deserto

Visitare Abu Simbel è un’esperienza unica, un tuffo nel passato che racconta la grandezza dell’antico Egitto. Durante la mia crociera sul Nilo, ho avuto l’opportunità di esplorare questi straordinari templi, affrontando una sveglia alle 3:30 del mattino e un viaggio di 3,5 ore nel deserto partendo da Aswan. Il tragitto, pur faticoso, è stato ripagato dalla vista mozzafiato del sole che sorge tra le dune del Sahara.

I templi di Abu Simbel: un messaggio di potenza

Costruiti per volontà di Ramses II nel XIII secolo a.C., i templi di Abu Simbel non erano solo luoghi di culto, ma un simbolo di forza e dominio. Situati strategicamente al confine meridionale dell’antico Egitto, dove iniziava il territorio nubiano, avevano il compito di intimidire chiunque si avvicinasse al regno dei faraoni. Il tempio maggiore, dedicato a Ramses II e agli dèi Amon, Ra e Ptah, mostra quattro imponenti statue del faraone seduto, mentre il tempio minore, dedicato a Nefertari, sua moglie, celebra la figura femminile con un’iconografia rara nell’arte egizia.

I rilievi e la simbologia dei templi

L’interno dei templi è un capolavoro di arte e simbologia. Tra le scene scolpite, spiccano:

  • La Battaglia di Qadesh, dove Ramses II viene raffigurato vittorioso sui nemici ittiti.
  • Processioni di divinità e sacerdoti, simbolo del legame tra il faraone e il mondo divino.
  • Geroglifici e iscrizioni che glorificano Ramses II, rafforzando il suo ruolo di sovrano scelto dagli dèi.

Purtroppo, scattare foto all’interno si è rivelato difficile a causa della scarsa illuminazione e della presenza di molti turisti.

Il salvataggio di Abu Simbel: un’impresa ingegneristica straordinaria

Negli anni ’60, la costruzione della Diga di Aswan e la conseguente formazione del Lago Nasser minacciavano di sommergere Abu Simbel. Grazie a un’eccezionale impresa internazionale, guidata dall’UNESCO, i templi vennero smontati, spostati e ricostruiti 65 metri più in alto e 200 metri più indietro.

Il contributo italiano e il ruolo dei marmisti di Chiampo

Un dettaglio spesso poco noto riguarda il contributo italiano a questa impresa. Un ruolo fondamentale fu svolto dai marmisti di Chiampo (VI), esperti nella lavorazione della pietra, i quali garantirono il taglio preciso dei blocchi che permise di ricostruire il complesso con una precisione millimetrica. Un’eredità di sapienza artigiana italiana che ancora oggi ammiriamo in questa meraviglia dell’umanità.

Abu Simbel oggi: una meta imperdibile

Oggi, Abu Simbel è una delle destinazioni più visitate dell’Egitto e offre spettacoli di luce e suoni serali che rendono l’esperienza ancora più suggestiva. La visita ai templi è un’immersione nella grandezza di un’epoca che continua a stupire per la sua ingegnosità e il suo messaggio di eternità.

Consigli per la visita

  • Partire presto: la strada da Aswan è lunga e il caldo può essere intenso.
  • Portare acqua e occhiali da sole: il sole nel deserto è implacabile.
  • Godersi il panorama all’alba: uno dei momenti più magici del viaggio.
  • Visitare sia il tempio maggiore che il minore: entrambi offrono dettagli unici.

Link utili per approfondire

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Coreografia di gruppo di danza tradizionale cinese a Pechino nel 2010. Balletto tradizionale a Pechino.

Il fascino del balletto tradizionale cinese a Pechino: un viaggio tra arte e cultura

Introduzione: Un'immersione nella cultura cinese

Nel novembre del 2010, durante un meeting dell’IPN (International Printing Network) tenuto a Pechino, ho avuto l’opportunità di vivere un’esperienza straordinaria: assistere a un autentico spettacolo di balletto tradizionale cinese. Questa forma d’arte millenaria combina danza, teatro e simbologia per raccontare storie avvincenti.
La serata si è conclusa con una cena a base di anatra laccata, un simbolo della cucina pechinese. In questo articolo voglio condividere il fascino e la profondità di questa esperienza, che ha reso il mio viaggio in Cina ancora più memorabile.

L’arte del balletto tradizionale cinese

Un patrimonio culturale millenario

La danza tradizionale cinese affonda le radici in riti antichi e cerimonie imperiali. In epoca imperiale, queste esibizioni erano parte integrante delle celebrazioni di corte, riflettendo i valori confuciani di armonia, lealtà e connessione con la natura.
Ogni movimento dei ballerini è studiato per trasmettere emozioni e raccontare leggende tramandate da generazioni. Durante lo spettacolo, la perfezione dei gesti e la scenografia immersiva hanno trasportato gli spettatori in un mondo fatto di miti e simbolismi.

I costumi e i colori: un linguaggio visivo

Uno degli elementi più suggestivi dello spettacolo era la ricchezza dei costumi, autentiche opere d’arte realizzate con tessuti pregiati e decorazioni dettagliate.
I colori avevano un significato preciso:

  • Rosso → simboleggia fortuna e prosperità.
  • Oro → richiama il potere e la regalità.
  • Verde → rappresenta la natura e l’equilibrio.
    Gli abiti tradizionali enfatizzavano la grazia dei ballerini, mentre piume, sete e accessori dorati evocavano figure mitologiche come la fenice e il drago.

Il significato culturale dello spettacolo

Il balletto tradizionale cinese non è solo intrattenimento, ma un veicolo per tramandare la storia e l’identità culturale della Cina. Attraverso la danza, vengono raccontati miti, epopee e valori fondamentali della società cinese.
Ogni scena dello spettacolo rappresentava un capitolo della cultura del Paese: dalla celebrazione della natura agli omaggi agli eroi dell’antichità. Per me e per i miei colleghi, è stato un momento di riflessione sulla ricchezza delle tradizioni in un mondo in continua evoluzione.

Dopo lo spettacolo: il sapore autentico della cucina pechinese

Dopo il balletto, abbiamo continuato la serata in un ristorante tradizionale (Quanjudeper assaporare l’anatra laccata alla pechinese. Questo piatto iconico, noto per la croccantezza della pelle e la carne succosa, viene servito con sottili crespelle e salsa hoisin.

La combinazione tra arte, cultura e gastronomia ha reso questa esperienza unica, lasciandomi ricordi indelebili di una serata immersa nelle tradizioni cinesi.

Conclusione: un’esperienza da vivere

Assistere a un balletto tradizionale cinese a Pechino è molto più di un semplice spettacolo: è un viaggio attraverso la storia, l’arte e la cultura di un Paese dalle radici profonde. Se avete in programma una visita a Pechino, vi consiglio di non perdervi questa esperienza: lasciatevi incantare dalla grazia dei ballerini e dai sapori autentici della cucina locale.

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Concerie tradizionali di Fès, operai tra vasche di tintura dai colori vivaci.

Le concerie di Fès: un viaggio nel tempo tra tradizione e realtà

L'arte antica della concia a Fès

Le concerie di Fès, in Marocco, rappresentano una delle più antiche tradizioni artigianali della città, con un processo di lavorazione della pelle che risale a oltre 500 anni fa. Questo settore, pur mantenendo un fascino storico e una straordinaria continuità con il passato, mostra anche limiti evidenti in termini di condizioni di lavoro, impatto ambientale e produttività.

Che pelli vengono lavorate?

Le concerie di Fès trattano principalmente:

  • Montone (la più comune)
  • Capra
  • Vitello (in misura minore)
  • Dromedario (più raro, utilizzato per manufatti robusti)

Le fasi della lavorazione della pelle

Il processo conciario a Fès è completamente artigianale e si articola in diverse fasi:

  1. Immersione e pulizia: le pelli grezze vengono immerse in vasche di calce e acqua con escrementi di piccione o ammoniaca naturale per ammorbidirle e rimuovere peli e grasso.
  2. Raschiatura: i conciatori raschiano manualmente i residui di peli e carne con coltelli ricurvi.
  3. Ammorbidimento: le pelli vengono trattate con miscele naturali come la crusca di grano fermentata per aumentarne la morbidezza.
  4. Concia: il processo avviene con tannini vegetali naturali (corteccia di mimosa, noce di galla, estratti di melograno) per stabilizzare la pelle e renderla durevole.
  5. Tintura: le pelli vengono colorate con pigmenti naturali in vasche di pietra:
    • Rosso: papavero
    • Giallo: zafferano o henné
    • Blu: indaco
    • Marrone: corteccia di cedro

Asciugatura e finitura: le pelli vengono lasciate asciugare al sole e poi lavorate ulteriormente per renderle lisce e resistenti.

L’esperienza di visita alle concerie di Fès

Durante un viaggio a Fès con mia moglie e alcuni amici, ho avuto l’opportunità di visitare le celebri concerie della città. L’osservazione dall’alto delle terrazze dei negozi di pelle offre una vista straordinaria sulle vasche colorate e sui conciatori che lavorano senza sosta. Tuttavia, oltre al fascino visivo, emergono anche aspetti difficili da ignorare, come le condizioni di lavoro estreme e la mancanza di adeguate misure di sicurezza.

Un settore tra fascino e sacrificio

Le concerie di Fès conservano un metodo di lavorazione che altrove è stato soppiantato dalla modernizzazione. Gli artigiani lavorano immersi nelle vasche senza protezioni adeguate, esposti a sostanze corrosive e a sforzi fisici estremi. Questo solleva interrogativi sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori, elementi che nei settori conciari più avanzati sono regolamentati da normative stringenti.

Impatto ambientale e produttività

Nonostante l’uso di sostanze naturali, l’impatto ambientale di queste concerie rimane elevato. Non esistono veri sistemi di smaltimento per i rifiuti della lavorazione, e l’inquinamento delle acque è un problema persistente. Inoltre, rispetto a realtà conciarie industrializzate, la produttività è molto bassa. La lavorazione manuale e la piccola scala produttiva rendono difficile un’efficienza competitiva con il settore moderno, dove tecnologie avanzate hanno migliorato qualità, resa e sostenibilità ambientale.

Informazioni utili per visitare le concerie di Fès

  • Principali concerie: Chouara Tannery e Sidi Moussa Tannery.
  • Dove osservarle: Dalle terrazze dei negozi di pelle, che offrono il miglior punto di vista.
  • Periodo consigliato: Meglio evitare i mesi estivi per il caldo intenso.
  • Cosa aspettarsi: Un’esperienza visivamente affascinante, ma con un forte impatto olfattivo.
  • Sito ufficiale su Fès: www.visitmorocco.com

Considerazione finale: un’arte tra memoria e futuro

Visitare le concerie di Fès è un’esperienza che mescola ammirazione per un’arte secolare e consapevolezza delle sue criticità. La storia della concia tradizionale ci ricorda che il progresso tecnologico ha migliorato non solo la qualità del prodotto, ma anche le condizioni di chi lavora in questo settore. Il “bel tempo antico” non era necessariamente un paradiso, e l’evoluzione della concia ci insegna come tradizione e innovazione possano trovare un equilibrio sostenibile.

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Statua colossale di faraone nel Tempio di Karnak a Luxor, con rilievi e colonne sullo sfondo

Nel cuore del tempio di Karnak: viaggio nella grandezza dell’antico Egitto

Un viaggio nel tempo sulle acque del Nilo

Durante la nostra crociera sul Nilo, Luxor è stata una delle tappe più attese. Il solo nome richiama immagini di faraoni, colonne imponenti e storie scolpite nella pietra. Tra le tante meraviglie dell’antico Egitto, il tempio di Karnak a Luxor è senza dubbio il più grandioso.

Giunti a Luxor, il clima di gennaio ci ha regalato una giornata perfetta per esplorare il sito. Con il supporto di una guida locale esperta, abbiamo iniziato la nostra immersione in un mondo millenario, lasciandoci trasportare dalla storia e dall’architettura di questo luogo straordinario.

L’immensità del tempio di Karnak: un labirinto di colonne e geroglifici

Appena varcata l’entrata del tempio di Karnak, la sua maestosità si è rivelata in tutta la sua potenza. Il viale delle sfingi con testa di ariete, che collega Karnak al tempio di Luxor, ci ha accolto con le sue sculture imponenti, simbolo di protezione e potere divino.

Pochi passi e ci siamo trovati davanti alla sala ipostila, il cuore del tempio. Qui, 134 colonne giganti si ergono verso il cielo, ricoperte di incisioni e ancora tracce di colori originali. Camminare in questo colonnato ha dato la sensazione di essere dentro un’opera architettonica senza tempo, costruita per impressionare e celebrare gli dèi.

Obelischi e santuari: dettagli di un’arte eterna

Tra i punti più affascinanti, l’obelisco di Hatshepsut, ancora in piedi dopo quasi 3500 anni, testimone della grandezza dell’unica donna faraone. Ogni parete racconta storie di battaglie, offerte e cerimonie, come i rilievi che raffigurano le offerte agli dèi, perfettamente intagliati nella pietra.

In un angolo del tempio abbiamo trovato lo scarabeo sacro, simbolo di fortuna e rinascita. La nostra guida ci ha raccontato che fare tre giri attorno a esso porta prosperità… e così, tra il serio e il faceto, ci siamo lasciati coinvolgere nella tradizione! Per essere sicuri di giri intorno allo scarabeo sacro ne abbiamo fatti cinque.

Ammirazione per il tempio di Karnak e la civiltà egizia

Passeggiando tra le rovine, una domanda continuava a ronzarmi in testa: come hanno fatto, migliaia di anni fa, a costruire un complesso così imponente e perfetto senza le tecnologie moderne?

Ogni dettaglio del tempio di Karnak parla di una civiltà che possedeva una conoscenza straordinaria dell’ingegneria, della matematica e dell’astronomia. L’idea che questi colossi siano sopravvissuti a millenni di storia è motivo di stupore e ammirazione.

Conclusione: un'esperienza unica tra storia e fotografia

La visita al tempio di Karnak è stata una delle esperienze più emozionanti del nostro viaggio in Egitto. Osservare, fotografare e toccare con mano la grandezza dell’antico Egitto è stato un privilegio.

Se stai pianificando una crociera sul Nilo, dedica a Karnak il tempo che merita: non è solo un sito archeologico, ma un viaggio indietro nel tempo che lascia il segno.

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Immagine suggestiva del Carnevale di Venezia 2025, con un giullare veneziano in costume elaborato, ripreso nei portici del Palazzo Ducale all'alba.

Carnevale di Venezia 2025: le maschere nell’ora blu tra San Marco e Riva degli Schiavoni

Fotografare il Carnevale di Venezia all’ora blu: un’esperienza unica

Il Carnevale di Venezia è una festa di colori, eleganza e mistero, ma c’è un momento della giornata in cui l’atmosfera diventa ancora più magica: l’ora blu. Quest’anno, nelle mattine del 1° e 2 marzo 2025, ho deciso di dedicare due sessioni fotografiche all’alba per catturare le maschere più affascinanti tra Piazzetta San Marco, i portici di Palazzo Ducale e Riva degli Schiavoni.

L’appuntamento con le maschere inizia presto: sveglia alle 5:00 del mattino, arrivo in Piazza San Marco quando è ancora buio, fotocamera impostata per sfruttare la luce tenue che precede il giorno.

Le maschere del Carnevale di Venezia: arte, passione e dedizione

Chi partecipa attivamente al Carnevale di Venezia non si limita a indossare un costume: dietro ogni maschera c’è un lavoro di mesi, talvolta anni. Appassionati da tutto il mondo investono tempo e risorse per creare abiti sempre più stupefacenti, curati nei minimi dettagli e spesso di valore elevato. L’eleganza delle stoffe, la ricchezza degli accessori e la perfezione nei dettagli rendono ogni maschera un’opera d’arte vivente.

Durante la sessione fotografica, varie maschere mi hanno dato il loro biglietto da visita, chiedendomi di inviare loro le foto. Un gesto che accetto sempre con piacere e riconoscenza, perché il Carnevale è anche condivisione e passione comune per la bellezza e chi ha investito per creare una bella maschera si aspetta solo delle belle foto come riconoscimento.

La sfida tecnica: bilanciare luce naturale e flash

Fotografare all’ora blu non è semplice. La luce cambia rapidamente e con essa la temperatura colore, creando un mix di tonalità che va dal blu profondo ai primi bagliori caldi dell’alba. Per ottenere immagini equilibrate è fondamentale:

  • Gestire il flash: per illuminare i soggetti senza appiattire l’immagine e senza sovrastare l’atmosfera naturale.
  • Bilanciare la luce ambientale: esponendo in modo da mantenere il fascino del contesto senza perdere dettagli nel soggetto.
  • Adattarsi al cambio di luce: regolando ISO, tempi e apertura per non perdere il momento perfetto.

Una vera sfida fotografica, ma anche un’esperienza estremamente gratificante per chi ama la fotografia e la magia del Carnevale di Venezia.

Conclusione: un’alba indimenticabile tra maschere e magia

Nonostante la levataccia mattutina, scattare all’ora blu durante il Carnevale di Venezia è un’esperienza che consiglio a ogni appassionato di fotografia. Il mix tra l’eleganza senza tempo delle maschere e la luce surreale del mattino regala scatti unici, difficili da replicare in altri momenti della giornata.

E ora, spazio alle immagini!

Ecco alcuni link esterni utili

1. Informazioni ufficiali sul Carnevale di Venezia

2. Fotografia all’ora blu e tecnica fotografica

3. Approfondimenti su Venezia

4. La tradizione delle maschere veneziane 

5. Artigiani delle maschere veneziane

  • Ca’ Macana – Uno dei laboratori artigianali più rinomati di Venezia, specializzato nella creazione di maschere tradizionali in cartapesta.
  • La Fucina dei Miracoli – Laboratorio artigianale che produce maschere veneziane originali dal 1975, seguendo la tradizione veneziana.
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Facciata dei Bagni Termali Széchenyi a Budapest con la piscina esterna e statue decorative

Un tuffo nella storia: i bagni termali Széchenyi di Budapest

Un viaggio nel cuore della cultura termale ungherese

Visitare i bagni termali Széchenyi di Budapest è un’esperienza che unisce relax e scoperta culturale. Con mia moglie Sandra abbiamo avuto il piacere di immergerci in questo luogo iconico in due occasioni: la prima nel dicembre 2011, con il fascino dell’inverno magiaro, e la seconda nell’estate 2015, quando i colori vibranti e il cielo terso hanno arricchito la nostra visita.

Un gioiello architettonico e culturale

Costruiti nel 1913, i bagni termali Széchenyi rappresentano uno dei più grandi complessi termali d’Europa. La loro architettura neobarocca, con cupole, colonne e statue maestose, regala agli ospiti una cornice unica.
Durante entrambe le visite, siamo rimasti affascinati dai dettagli architettonici: statue eleganti, corridoi con colonne e le vasche decorate che sembrano opere d’arte.

La magia dell’inverno 2011

Il nostro primo incontro con i bagni Széchenyi è stato in un freddo dicembre del 2011. Le vasche esterne, immerse nel vapore, creavano un’atmosfera surreale, quasi mistica. Ricordo ancora il contrasto tra il calore delle acque termali e il freddo pungente dell’aria. In particolare, una delle foto che abbiamo scattato ritrae la statua che troneggia accanto a una delle vasche: un simbolo di eleganza senza tempo.

Estate 2015: i colori della vitalità

La nostra seconda visita, nell’estate del 2015, ci ha permesso di apprezzare i bagni sotto un’altra luce. Le vasche esterne brulicavano di vita, tra turisti e residenti. Il cielo blu brillante e i gerani rossi e bianchi posti nelle vasche decorative aggiungevano un tocco di vivacità.
Durante questa visita, abbiamo esplorato maggiormente anche gli interni, con le loro storiche cabine verdi e le decorazioni classiche. Un dettaglio che non dimenticherò è la luce che filtrava attraverso le finestre delle sale termali, creando giochi di ombre sulle pareti.

Relax e benessere: perché visitare i bagni Széchenyi

I bagni Széchenyi sono alimentati da sorgenti termali naturali ricche di minerali, ideali per rilassarsi e rigenerarsi. Le temperature delle vasche variano per adattarsi alle esigenze di ogni visitatore, e le saune e i bagni turchi offrono un’esperienza completa.

Un consiglio pratico per i visitatori

Se vuoi vivere un’esperienza autentica, ti consiglio di arrivare al mattino presto, quando il complesso è meno affollato. E non dimenticare di portare con te un accappatoio e delle ciabatte, elementi indispensabili per goderti al meglio la giornata.

Aggiungere valore: esplora Budapest oltre le terme

Un link esterno utile potrebbe essere quello alla pagina ufficiale dei bagni Széchenyi, dove puoi prenotare i biglietti e scoprire le informazioni aggiornate: Pagina ufficiale Bagni Termali Széchenyi.
Inoltre, perché non abbinare la visita ai bagni con una passeggiata nel vicino Parco Városliget e una visita al castello Vajdahunyad?

Conclusione: un’esperienza senza tempo

Che si tratti di una giornata invernale con il fascino del vapore o di un’estate piena di colori, i bagni termali Széchenyi di Budapest sono un luogo che lascia un ricordo indelebile. Per me e Sandra, queste due esperienze sono state una finestra aperta su un mondo di benessere, storia e bellezza.

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Murales su container con simboli e scritte.

Esplorando i murales di Mural Harbor a Linz: un viaggio nell’arte urbana austriaca

Un viaggio tra arte urbana e cultura globale

Durante il nostro viaggio verso Praga nella primavera del 2019, passando per Linz, in Austria, mia moglie ed io abbiamo scoperto Mural Harbor, un affascinante esempio di arte urbana che ha trasformato l’area industriale del porto in una straordinaria galleria a cielo aperto. Qui, artisti internazionali hanno dato vita a murales che raccontano storie, riflettono la cultura locale e donano un’anima nuova al paesaggio urbano.

Questa esperienza ci ha riportato alla mente altre stupende opere di street art incontrate in giro per il mondo: dai vivaci murales di San Francisco e Berlino, ai racconti dipinti di Orgosolo, fino alle espressioni creative di Camden Town, Melbourne e la stazione Garibaldi di Milano. Ogni volta mi sorprende come l’arte urbana riesca a trasformare spazi specifici in gallerie all’aperto, capaci di connettere comunità e culture attraverso un linguaggio universale.

Mural Harbor: il cuore pulsante della street art di Linz

Il nostro tour a Linz si è concentrato al Mural Harbor, una delle gallerie d’arte all’aperto più impressionanti d’Europa, situata nel cuore del porto industriale. Artisti provenienti da circa 30 nazioni hanno trasformato le facciate degli edifici industriali in tele giganti, realizzando oltre 300 graffiti di dimensioni monumentali.

Passeggiando tra queste opere suggestive, siamo rimasti colpiti dalla diversità degli stili e dei messaggi: ogni murale era un invito a riflettere, un frammento di cultura o una finestra su storie personali e collettive. Questo luogo non è solo una celebrazione dell’arte urbana, ma anche un esempio di come la creatività possa rigenerare e dare nuova vita ad aree spesso trascurate.

L'influenza dell'arte urbana sulla cultura locale

Linz ha abbracciato l’arte urbana come parte integrante della sua identità culturale, soprattutto nell’area portuale. Eventi e festival dedicati alla street art attirano visitatori e artisti, contribuendo a una continua evoluzione del panorama artistico cittadino. Questa apertura ha permesso alla città di diventare un punto di riferimento per gli appassionati di arte contemporanea.

Un itinerario globale: l'arte urbana come linguaggio universale

I murales che ho ammirato nel tempo, in città sparse tra i cinque continenti, mi hanno sempre raccontato storie. A Linz, l’enfasi è sull’energia contemporanea e sul dialogo tra passato e futuro. A San Francisco, ho trovato messaggi sociali potenti, mentre a Berlino, ogni opera è un manifesto politico. A Melbourne, l’arte è più libera e sperimentale, e ad Orgosolo, le immagini raccontano tradizioni e lotte di un’intera comunità.

Un viaggio attraverso i colori

Linz è diventata per me una nuova tappa di questo viaggio personale tra murales che parlano lingue diverse, ma condividono la stessa forza espressiva. La street art mi ricorda sempre che ogni muro dipinto può essere uno specchio della società, un invito alla riflessione e un modo per connettersi con il mondo.

Se vuoi esplorare altre esperienze analoghe, ti invito a leggere gli altri miei post dedicati ai murales di San Francisco (USA), Orgosolo (Italia), Camden Town-Londra (UK).

Conclusione

La visita a Linz ci ha offerto una prospettiva unica sull’importanza dell’arte urbana nel plasmare l’identità di una città. I murales non solo abbelliscono gli spazi pubblici, ma raccontano storie e riflettono le dinamiche sociali e culturali del luogo. Consigliamo vivamente una visita a Linz per scoprire questa affascinante fusione di arte e ambiente urbano.

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