Melbourne - Flinders Station con Eureka Tower sullo sfondo

Melbourne: quando andai “down under”.

Melbourne: QUANDO andai “down under”.

L’espressione inglese “down under” è il modo colloquiale con cui ci si riferisce ad Australia e Nuova Zelanda. Essendo noi nell’emisfero Nord e avendo una visione eurocentrica, loro sono “giù”, “sotto”.

Ci sono andato ad aprile del 2011 per una riunione di lavoro di IPN (International Printing Network) che si tenne a Melbourne.

Sono riuscito a ritagliarmi qualche ora per una visita superficiale e fare qualche foto.

Melbourne è la seconda città dell’Australia con i suoi 5 milioni di abitanti e quasi 10.000 Km quadrati di superficie. Già questi numeri fanno capire come, per visitarla seriamente, ci vorrebbero svariati giorni. È uno dei luoghi dove, dopo una toccata e fuga, ti riprometti di tornare dimenticando quanto sia terribilmente lontano.

Una qualità di vita eccellente

Da anni è considerata una delle città in cui la vita è più piacevole: moderna, pulita, con servizi efficienti, con una criminalità irrisoria, con tanto verde pubblico, piena di musei, con Università di prestigio.

Spesso definita la capitale culturale dell’Australia, Melbourne ospita importanti eventi e festival ed è un centro di fama mondiale di sport, musica, teatro, commedia, arte, architettura, letteratura, cinema e televisione.

Dal 2011 al 2017 The Economist Intelligence Unit l’ha messa in testa alle città con la migliore qualità della vita nel mondo, in parte anche per la sua ricca vita culturale.

Ed è anche ricca e multietnica. Al censimento del 2016 risultò che solo il 63% degli abitanti dell’area della grande Melbourne erano nati in Australia. L’altro 37% è composto da cinesi, indiani, italiani, greci, tedeschi, vietnamiti, olandesi, etc.

La città più europea d’Australia

Non so dire se, come si dice, sia la città più europea d’Australia non avendo visto le altre.

L’impressione che ho avuto conferma il giudizio comune: Melbourne è una città dove un Europeo si sente come a casa.

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Kirovskiy zavod, metro station, St. Petersburg, Russia, subway, wide angle lens

San Pietroburgo: la bellezza sottoterra delle stazioni della metropolitana

San Pietroburgo è uno scrigno pieno di così tante cose belle da vedere che, di primo acchito, non si penserebbe di fare anche il tour delle stazioni della metropolitana.

E invece va fatto perché alcune stazioni sono delle attrazioni sia per la storia che raccontano che per il loro valore architettonico.

In particolare, lungo la prima linea costruita, la linea numero 1contrassegnata dal colore rosso, alcune stazioni vanno visitate con un occhio attento alla loro architettura di insieme ma anche ad alcuni dettagli.

Tra le altre ho fotografato alcune tra quelle consigliate, con un criterio basato sulla velocità di scatto. Il poco tempo a disposizione mi ha imposto il criterio della vicinanza tra di loro.  A partire da una di quelle considerata tra le più belle (Avtovo), mi sono fermato via via a Kirovsky Zavod, Narvskaya, Baltiyskaya, Pushkinskaya per finire a Ploshchad Vosstaniya sotto la stazione dei treni Mosca (Moskovskiy Vokzal).

Per chi fosse interessato a saperne di più riporto i link di Google Map alle singole stazioni:

Le viste di insieme sono fatte con fotocamera Canon 5D Mark II e obiettivo Samyang 14mm f2.8. Scatti fatti ovviamente con il cavalletto. Tripla esposizione con diversi tempi per comporre poi il 3 scatti con la funzione HDR di Lightroom Classic CC, usata in modo moderato.

Le viste di dettaglio sono state fatte con Canon 7D e obiettivo Canon 24-105mm-f4.0 IS.

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Plaza de España a Siviglia

Plaza de España a Siviglia

La Plaza de España (https://goo.gl/maps/Q6HkgQhcN4t) è uno dei luoghi più spettacolari di Siviglia e rappresenta uno dei più bei esempi dell’architettura neo-moresca.

Si trova all’interno del Parco di María Luisa, L’entrata è vicina alla rotonda del Cid Campeador.

Si parcheggia comodamente con il supporto di parcheggiatori “creativi” che promettono di dare un occhio alla tua auto in cambio di una offerta libera. Sono ben organizzati con cartelli nelle diverse lingue per proporti lo scambio vantaggioso tra la piccola offerta e l’ottima protezione promessa.

Costruita per l’Esposizione Iberoamericana di Siviglia del 1929, tra il 1914 e il 1928, su progetto dell’architetto Annibale Gonzalez che diresse i lavori fino al 1926 quando subentrò Vicente Traver.

La vista colpisce per le sue dimensioni: 50.000 metri quadrati di cui 19.000 di edifici coperti e il resto adibiti a piazza vera a propria. Il canale d’acqua è lungo 515 metri.

La forma semicircolare di ben 170 metri di diametro, rappresenta l’abbraccio della Spagna e delle sue antiche colonie, guarda verso il fiume Guadalquivir e simboleggia la strada da seguire per l’America.

La piazza è decorata in mattoni a vista, marmo e ceramica, che danno un tocco rinascimentale e barocco alle sue torri.

Il canale che attraversa la piazza è attraversato da quattro ponti che rappresentano i quattro antichi regni di Spagna. Appoggiata alle pareti si trova una serie di panche e di ornamenti in ceramica che formano degli spazi che alludono alle quarantotto province spagnole (sono collocate in ordine alfabetico); su di esse sono rappresentate delle mappe, dei mosaici raffiguranti eventi storici e gli stemmi di 48 capoluoghi di provincia (tranne Siviglia e le città africane di Ceuta e Melilla). (https://it.wikipedia.org/wiki/Plaza_de_España_(Siviglia)

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La chiesa Hallgrímskirkja a Reykjavik, Islanda, ripresa sotto un cielo nuvoloso con una prospettiva imponente.

Islanda tra natura estrema e la capitale Reykjavik

Un Paese di contrasti: vastità e bassa densità abitativa

Immagina un Paese grande più o meno come il Nord Italia (103.000 Km² contro 120.000 Km²), ma con una densità abitativa completamente diversa. L’Islanda ha solo 3,1 abitanti per Km², contro i 231,7 del Nord Italia. In totale, l’Islanda conta circa 323.000 abitanti, dei quali 200.000 vivono nella capitale Reykjavík e nei comuni limitrofi.

Reykjavik: capitale di una natura estrema

Reykjavík, con il suo ordinato e moderno profilo urbano, rappresenta una base sicura per i viaggiatori che desiderano esplorare la selvaggia natura islandese. Anche se la capitale è solo una piccola parte di ciò che l’Islanda ha da offrire, le sue foto evocano un sentimento di ordine, pulizia e modernità, in contrasto con la natura estrema che domina il resto dell’isola.

Un Paese diventato cool: il boom del turismo

L’Islanda è diventata una meta molto popolare negli ultimi anni, con il numero di turisti che è passato rapidamente da 200.000 a 1 milione l’anno. I viaggiatori arrivano per ammirare la bellezza estrema del Paese: vulcani, cascate, geyser, lagune con iceberg, e immense distese di muschi e licheni.

La fauna islandese: un paradiso per gli amanti degli animali

Tra le principali attrazioni naturali dell’Islanda, la fauna gioca un ruolo centrale. Balene, cavalli islandesi, volpi polari e pecore libere di vagare su grandi distese sono solo alcune delle specie che popolano l’isola. Tra gli uccelli, la pulcinella di mare è diventata il simbolo più famoso dell’Islanda.

Due viaggi indimenticabili: esperienze di natura e amicizia

Le foto raccolte in questo post sono state scattate durante due dei quattro viaggi che ho fatto in Islanda, rispettivamente nel 2009 e nel 2013. Entrambi i viaggi sono stati resi possibili grazie all’amicizia e all’ospitalità di Sveinbjorn Hjalmarsson, una persona squisita che ha reso ogni esperienza indimenticabile.

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Bratislava di notte

Flash da Bratislava

Bratislava è la più piccola delle quattro capitali d’Europa bagnate dal Danubio. Le altre sono Vienna, Budapest, Belgrado.

E’ la capitale della Slovacchia, nata nel 1993 dalla separazione pacifica della Cecoslovacchia e che dette vita alla Repubblica Ceca e alla Slovacchia stessa.

Si trova a breve distanza dal confine con Austria e Ungheria.

Con i suoi 500.000 abitanti è il centro catalizzatore di uno sviluppo economico ininterrotto, con la piena occupazione che attira continuamente persone dalla parte meno sviluppata nell’Est della Slovacchia.

Il piccolo centro storico è un gioiello di architettura medioevale e di piacevole vivibilità ed è sorvegliato da un possente castello che è il simbolo della città.

La parte più antica si sviluppa attorno a sole due piazze: Hlavne namestie (quella principale) e Hviezdoslavovo namestie (dal nome di un famoso poeta slovacco).

È una meta turistica in crescita, spesso combinata con la visita di Vienna, magari con una mini-crociera sul Danubio.

Caduto il Grande Impero di Moravia, la Slovacchia appartenne al Regno di Ungheria dal X secolo fino alla fine della Prima Guerra Mondiale, quando il Trattato di Trianon diede la Slovacchia alla costituenda Cecoslovacchia.

Bratislava svolse un ruolo importante nel Regno di Ungheria per molti. Ne fu la capitale (1536-1784), la città dell’incoronazione (1563-1830) e la sede della dieta (1536-1848).

Città con storia antica, mostra bene la complessità delle vicende storiche in questa parte d’Europa.

Se oggi la popolazione di Bratislava è fatta per lo più da slovacchi, va ricordato come per centinaia d’anni (dal XIII alla fine del XIX secolo), il maggiore gruppo etnico della città era composto da tedeschi seguiti da ungheresi, (nel 1910, il 42% erano tedeschi, il 41% ungheresi ed il 15% slovacchi su una popolazione di 78.000 abitanti).

Dopo la prima guerra mondiale molti tedeschi ed ungheresi si trasferirono in Austria ed Ungheria rispettivamente, ed i tedeschi rimasti furono espulsi alla fine della seconda guerra mondiale.

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Fuochi d'artificio Venezia

Festa del Redentore a Venezia

La festa del Redentore: la più amata dai veneziani

Tra le numerose celebrazioni che animano Venezia durante l’anno, la festa del Redentore occupa un posto speciale nel cuore dei veneziani. Più intima del carnevale e più sentita della regata storica, questa ricorrenza si tiene ogni anno nel fine settimana della terza domenica di luglio. Nel 2022, ad esempio, è caduta il 16 luglio.

Una tradizione tra fede e festa

La festa nasce come ringraziamento per la fine della terribile peste del 1577, che costò la vita a oltre un terzo della popolazione. Fu allora che si decise di costruire la Basilica del Redentore sull’isola della Giudecca, su progetto del Palladio. Oggi, l’elemento religioso resiste, ma a prevalere è la componente festosa, popolare, quasi dionisiaca.

Il ponte votivo: un rituale collettivo

L’inizio della festa è segnato dall’apertura del ponte votivo galleggiante che collega le Zattere alla chiesa del Redentore, lungo 333,7 metri. L’inaugurazione ufficiale avviene il sabato sera alle 19:00, alla presenza del sindaco e del Patriarca di Venezia. Il rito è antico, ma i discorsi si perdono spesso tra le voci della folla e una amplificazione non sempre efficace. È il segnale che dà il via alla vera festa.

Cene sull’acqua e in riva alla Giudecca

Le famiglie veneziane, ma anche tantissimi turisti, si organizzano per cenare all’aperto, spesso in barca nel bacino di San Marco o lungo le rive della Giudecca. Tavolate improvvisate, candele, risate e calici alzati riempiono la serata fino al gran finale: i fuochi d’artificio, che iniziano a mezzanotte.

Fotografare i fuochi del Redentore: un’impresa

Per chi, come me, cerca di fotografare i fuochi del Redentore, la vera sfida è trovare uno spazio libero e stabile per il cavalletto. Già dalle prime ore del mattino i posti migliori sono occupati: c’è chi arriva alle 11 per assicurarsi un’inquadratura perfetta sulla Chiesa della Salute o su Palazzo Ducale. Le rive della Giudecca si affollano, e tra i fotografi si consumano piccole schermaglie su centimetri di terreno.

L’attesa è parte dello spettacolo

Nell’attesa, il cielo regala spesso tramonti indimenticabili. Le nubi si tingono di arancio e rosso, riflettendosi sull’acqua e anticipando la magia che sta per cominciare. È il momento giusto per qualche scatto in controluce, per chi ama catturare la luce di Venezia nei suoi momenti più poetici.

Un gran finale di luci ed emozioni

Poi, allo scoccare della mezzanotte, tutto si ferma. Inizia lo spettacolo dei fuochi, che per oltre 40 minuti disegnano il cielo sopra la laguna con colori e figure sorprendenti. È un’esperienza che le foto possono solo in parte restituire. Per questo il mio consiglio è semplice: partecipare di persona, almeno una volta nella vita, alla festa del Redentore. Venezia saprà ricompensarvi. 

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Ponte della Libertà Budapest notte ragazzi seduti

Ponti di Budapest: Ponte delle Catene e della Libertà

I principali ponti di Budapest: Catene e Libertà

Budapest è attraversata dal maestoso Danubio, che separa le due anime della città: Buda e Pest. Otto ponti uniscono le due rive, ma due in particolare meritano un’attenzione speciale: il Ponte delle Catene e il Ponte della Libertà. Ognuno racconta un frammento affascinante della storia ungherese.

Il Ponte delle Catene (Széchenyi Lánchíd)

Il primo ponte stabile sul Danubio

Il Ponte delle Catene rappresenta uno dei simboli più noti di Budapest. È stato il primo collegamento stabile fra Buda e Pest, unendo le due città già dal XIX secolo. La sua costruzione iniziò nel 1839 grazie all’iniziativa del Conte István Széchenyi, figura centrale nella storia moderna ungherese.

Progettazione e costruzione internazionale

Il progetto venne affidato all’ingegnere inglese William Tierney Clark, mentre la realizzazione fu diretta dal suo omonimo scozzese Adam Clark. Gran parte del materiale, incluso il ferro, venne trasportato direttamente dall’Inghilterra, conferendo al ponte un’impronta internazionale. La struttura si poggia su due massicci piloni alti 50 metri e si estende per 375 metri sul Danubio.

Episodi storici legati al ponte

Il Ponte delle Catene non è solo un’opera ingegneristica, ma anche teatro di eventi storici. Durante la lotta per l’indipendenza, il primo carro che lo attraversò trasportava la corona ungherese da Buda a Debrecen. In seguito, le truppe austriache tentarono di distruggere il ponte, ma Adam Clark riuscì ad evitarlo riempiendo le camere-catene di materiale esplosivo per renderlo inattaccabile.

Distruzione e ricostruzione

Durante la Seconda Guerra Mondiale, i tedeschi fecero saltare il ponte. Terminata la guerra, venne ricostruito e riaperto al traffico il 20 novembre 1949. Oggi collega Roosevelt tér (oggi Széchenyi István tér) sul lato Pest con Clark Ádám tér a Buda, all’imbocco del tunnel che attraversa la collina della Fortezza (Várhegy).

Ponte delle Libertà (Szabadság híd)

Un ponte per il millenario dell’Ungheria

Il Ponte della Libertà (Szabadság híd) venne costruito in occasione delle celebrazioni per il millenario dell’Ungheria, tra il 1894 e il 1896. Il progetto tecnico fu curato da János Feketeházy e Aurel Czekelius, mentre il profilo architettonico venne definito da Virgil Nagy, professore al Politecnico.

Un simbolo imperiale e nazionale

Per l’inaugurazione, l’Imperatore Francesco Giuseppe posò personalmente l’ultimo chiodo d’argento. In origine, il ponte portava il suo nome. Lungo 333 metri e largo 20, è considerato uno dei più eleganti ponti in stile Art Nouveau in Europa.

Il turul e i simboli ungheresi

Sulle sue guglie svettano le figure del turul, il leggendario uccello mitologico ungherese simile a un’aquila, simbolo della guida divina per il popolo magiaro. Al centro dell’arco spicca invece lo stemma reale ungherese con la Santa Corona, esaltando il forte legame identitario del ponte con la storia nazionale.

Distruzione e rinascita

Come il Ponte delle Catene, anche il Ponte della Libertà venne distrutto nel 1945 durante i bombardamenti tedeschi. Tuttavia, venne ricostruito con grande rapidità e ribattezzato con il nome attuale, Ponte della Libertà, come simbolo di rinascita.

Concludendo: due icone nel cuore di Budapest

Il Ponte delle Catene e il Ponte della Libertà rappresentano molto più di semplici attraversamenti sul Danubio: sono il riflesso della storia, della cultura e delle trasformazioni che Budapest ha vissuto nei secoli. Passeggiando su questi ponti, si respira l’anima profonda della capitale ungherese.

Qui trovi un altro post che racconta la magia di Budapest: Bagni termali a Budapest.

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