Il sentiero dei presepi a Campodalbero

Non si riesce a dire bravi abbastanza a chi cerca di far rivivere le contrade di Campodalbero, frazione di Crespadoro in Provincia di Vicenza.

Sono 10 contrade (Lovati di Sopra e di Sotto, Graizzari di Sopra e di Sotto, Riva, Langari, Rope, Zanconati, Bauci, Lovezzi) tra i 500 e i 1000 metri di altitudine nell’alta Valle del Chiampo.

In tutto i residenti attuali sono meno di 30, cioè meno di 3 per contrada.

L’associazione Campodalbero Guarda al Futuro, costituita da giovani che non si rassegnano al destino che pare obbligato, crea continuamente eventi nelle contrade e lungo i 10 km di sentieri che li collegano.

Parte di quelle che sono state le case dei genitori e prima dei nonni e dei bisnonni, vengono tolte da un destino di abbandono e ristrutturate per passarci i fine settimana a pochi chilometri dalla casa attuale giù in valle vicino ai luoghi di lavoro.

Voglia di radici, riconoscenza per la terra madre, ancorché sia stata matrigna più che madre. Per centinaia d’anni queste terre, come gran parte dei luoghi di montagna, hanno consentito una vita di miseria e pura sussistenza, basata su una povera agricoltura di montagna che richiedeva uno sforzo enorme già per il solo mantenimento delle famiglie.

Tra le attività c’è l’annuale percorso dei presepi, che si snoda nelle contrade e lungo i sentieri che li collegano.

Quest’anno è intitolato ” I SENTIERI DEGLI ANGELI”.

Oltre ai numerosi presepi si possono ammirare una cinquantina di tavole raffiguranti Angeli. Le tavole hanno testi di Bepi De Marzi, autore del canto SIGNORE DELLE CIME, il più celebre canto di montagna del mondo presentato proprio 60 anni fa al rifugio Bertagnoli a pochi chilometri di Campodalbero.

Acque del Chiampo

L’acqua che scorre trasmette un senso di rilassatezza e di benessere. Quando a scorrere è l’acqua di un ruscello di montagna, immerso nel verde di una vegetazione lussureggiante, con salti d’acqua sulle rocce e con vere e proprie cascate, allora il piacere trasmesso viene esaltato ancor più.

Catturare le immagini dell’acqua in movimento in modo da fissarne le emozioni provate ammirandole da vivo, non è semplice. Di sicuro perdi i profumi e i rumori del bosco, a partire proprio dal rumore dell’acqua che scende e si frange sui sassi, salta giù fragorosamente dai dislivelli che creano le cascate, indugia di tanto in tanto in qualche anfratto come a riposare un pò.

Il torrente Chiampo non fa eccezione alla regola di tutti i corsi d’acqua di montagna, almeno nella sua parte più alta, da quando sorge vicino a Passo Scagina in alta valle del Chiampo fin giù almeno fino a Ferrazza di Crespadoro passando per le contrade di Campodalbero.

E quello che non fanno le acque del Chiampo lo fanno alcuni dei suoi affluenti sia nella valle che scende da Durlo che quelli che scendono da Campodalbero.

Fotografare l’acqua che scorre spinge a catturarne l’attimo, con tempi di esposizione molto rapidi per immobilizzare la singole goccia. Ma porta anche a creare quell’effetto setoso, con lunghi tempi di esposizione, come se l’acqua si fosse fermata per farmi ammirare meglio e spingerci a rilassarci ancor di più.

E l’acqua poi ha altre forme, oltre a quella liquida, perché diventa vapore, nebbia, foschia oppure diventa ghiaccio.

Queste foto, fatte nel corso degli anni, con attrezzature di varia qualità e con gradi diversi di perizia fotografica, provano a raccontare momenti dello scorrere dell’acqua del Chiampo e dei sui affluenti nelle varie stagioni.

La luce nel bosco spesso è difficile da gestire: molto buio unito a rasoiate di luce di sole che crea contrasti di luce che nessuna macchina fotografica può catturare.

Grazie a qualche software riusciamo a comprimere gamme tonali estese, recuperando dettaglio sia nelle ombre che nelle alte luci.

Arte mimetica per definizione, direbbe il vecchio Platone, imitazione infedele della realtà. Ma che importa se le foto riescono almeno a trasmettere quelle sensazioni di piacere, benessere e rilassatezza, che si sono vissute davanti allo scorrere reale dell’acqua.

Durona Trail 2018

Facce da corsa in montagna: Durona trail 2018

Facce di atleti ed amatori in un corsa molto impegnativa in montagna.

Si mescolano fatica, divertimento, ironia, passione, sforzo, in modo molto vario come è vario l’approccio di chi ha corso su e giù per le montagne un trail running(Durona Trail 2018).

Il trail running è una specialità della corsa a piedi che si svolge in ambiente naturale, per lo più su sentieri, con limitati tratti asfaltati che non superano il 20% del percorso totale.

I percorsi sono di solito piuttosto lunghi e con dislivelli importanti sia in salita che in discesa.

Normalmente questa attività è caratterizzata da una considerevole lunghezza dei percorsi oltre che dal superamento di dislivelli importanti, tanto positivi che negativi.

Durona Trail è la competizione che si svolge nell’incantevole scenario della Valle del Chiampo. Il nome “Durona” deriva dalla varietà di ciliegie “durone” per le quali Chiampo e la sua valle sono giustamente famose. La corsa si tiene all’interno della Festa delle ciliegie e ne è uno dei momenti più significativi.

Durona Trail 2018” si è corsa il 9 giugno su diverse lunghezze. Nella versione completa ed impegnativa gli atleti hanno percorso 60 km con 3200 metri di dislivello. Partenza ed arrivo a Chiampo con un percorso passato per Bolca, Durlo, Campodalbero, La Piatta, Compogrosso, Passo Santa Caterina.

Massima altitudine sul Monte Campetto a 1.660 m.

Un percorso molto impegnativo con appena il 7% di strade asfaltate e con il 35% di single track e il 58% di fuori strada.

Il percorso intermedio (“Durona short Trail”) è stato invece di 39 km con dislivello di 1.850 m in salita e 2.500 m in discesa con partenza è Durlo di Crespadoro sul percorso della competitione completa.

 

Il supporto fotografico è stato dato dal Circolo Fotografico Arzignano (www.facebook.com/cfarzignano/) che ha disposto 12 fotoamatori lungo il percorso di gara e io sono stato uno dei 12 volontari.

Le foto riportate sono state fatte in località Campodalbero di Crespadoro, sul sentiero 208 che congiunge la Contrada Molino con il Rifugio Bertagnoli in località La Piatta.

Attrezzatura: Canon 7D, Obiettivo Canon 70-200mm f2.8L IS II USM, Flash Canon 580 EX II con diffusore.

Dati di scatto: ISO 1000, 1/500 sec.