Atalya mine in Minas Riotinto, Andalusia, Spain

Miniera Atalaya a Minas Riotinto: un paesaggio marziano in Andalusia.

Visitare Minas Riotinto, provincia di Huelva, Andalusia, Spagna, vuol dire affrontare un luogo estremo dove la natura e l’opera dell’uomo hanno contribuito a creare uno scenario unico.

Luogo di rara concentrazione di metalli pregiati, con il rame a farla da protagonista ma anche ferro, argento, oro. 
Il primo sfruttamento minerario dell’area data dal 3000 avanti Cristo, quindi 5000 anni fa, con un crescendo che avrebbe portato alla esplosione della estrazione sotto la proprietà inglese delle miniere dal 1873 fino al 1954, tornate in quell’anno sotto il controllo spagnolo.
Il rosso è il color prevalente, rosso dell’ossido di ferro, ma rosso anche del sangue dei tanti morti nel lavoro in miniera, dei morti per l’inquinamento prodotto dai procedimenti di produzione dei metalli o per la strage del 1888, quando la polizia sparò sui minatori inermi e sulle loro famiglie lasciando sul terreno oltre 200 vittime.
Negli anni recenti è ripresa la attività di scavo sull’onda della crescita del prezzo del rame, dopo anni di abbandono.

Oggi è un luogo da vedere pensando, come è stato scritto, ad un “paesaggio marziano in Andalusia”

Ghepardo

Il mio primo safari (fotografico)

Il mio primo ed unico safari fotografico in Africa è stato a Inverdoorn nel Karoo (https://goo.gl/maps/NLTHd6TV7L32), a 2,5 ore di macchina da Città del Capo.

È stata una bella esperienza in un luogo in mezzo al nulla, a 60 Km da Ceres, il centro abitato più vicino.

In una zona semidesertica è stata creata un’area protetta di 10.000 ettari sulle ceneri della seconda più grande azienda agricola di frutta secca del sud del Mondo. A seguito di una siccità iniziata nel 1962 e durata 10 anni, Inverdoorn era diventata, da grande azienda agricola, la zona semidesertica che vediamo oggi.

È la storia di una natura che, in Sudafrica come in tante altre parti del mondo, si riprende con gli interessi ciò che una antropizzazione selvaggia le aveva portato via.

Ecosistemi locali sconvolti, massacro degli animali selvaggi perché dannosi per le colture frutticole e l’allevamento.

E la natura che si è ripresa ciò che era suo facendo di Inverdoorn nel 1994 una distesa arida e senza vita.

E qui entrano in gioco Jean-Michel e Cathy Vergnaud che, spinti dal loro profondo amore per la fauna selvatica e l’impegno per la sua conservazione, comprano la proprietà per ripristinare Inverdoorn nel suo antico splendore con una brulicante fauna selvatica di tutti i tipi.

 

Oggi qui vivono oggi leoni, ghepardi, elefanti, zebre, gnu, bufali, leopardi, giraffe, rinoceronti bianchi, ippopotami, gazzelle, antilopi, moltissime specie di uccelli, cobra.

 

In molti casi si tratta di pochissimi soggetti per singola specie, soggetti per lo più “disagiati” come il leone maschio che era stato allevato in cattività con il solo scopo di diventare trofeo di caccia.

 

Al centro della tenuta c’è una sistemazione di lusso per i visitatori: cibo e servizio sono più che eccellenti. Il servizio non è economico ma del tutto giustificato data la sua ottima qualità. Per saperne di più: http://www.inverdoorn.com.

Lio Piccolo nella Laguna Nord di Venezia

Cavallino Treporti, Lio Piccolo – laguna nord di Venezia

Lio Piccolo è un paradiso naturalistico nella laguna Nord di Venezia (https://goo.gl/maps/auoqgmBbX7v) per amanti della natura e fotografi.

Si trova nel Comune di Cavallino-Treporti.

Insieme a Burano, da cui dipendeva, Cavallino-Treporti venne inglobato nel Comune di Venezia nel 1923 per tornare poi autonomo nel 1999 a seguito di referendum.

Oltre a Lio Piccolo comprende varie frazioni tra cui insieme, Ca’Ballarin, Ca’Pasquali, Ca’Vio, Ca’Savio, Treporti, Mosele e Punta Sabbioni.

 

Ci si arriva in auto passando da Jesolo, oppure via acqua con il vaporetto da Venezia con arrivo a Punta Sabbioni. La bicicletta è il mezzo ideale per spostarsi lungo le strette stradine in mezzo ai canali delle valli da pesca e nelle paludi della laguna.

 

Attualmente è praticamente disabitato, solo alcuni abitanti nelle varie case sparse e nell’agriturismo.

L’attività è prevalentemente agricola: neglio orti si coltivano, tra l’altro, le famose castraùre (il primo germoglio del carciofo violetto) e le zizołe (giuggiole).  È rimasto solo qualche casone isolato, in un paesaggio fatto di canali, zone di barena e valli da pesca.

 

A ricordo di un inurbamento più significativo ci sono gli edifici nella Piazzetta del Borgo: chiesetta dedicata a Santa Maria della Neve e Palazzetto Boldù.

 

Oltre ad un esercito di zanzare, attivo tutto l’anno anche a dispetto della più robusta dose di Autan, la zona lagunare di Lio Piccolo è un’area con una estesa presenza di molte specie di uccelli sia stanziali che migratori.

Negli ultimi anni anche i fenicotteri rosa hanno scelto l’area per le proprie soste.

Si trovano aironi bianchi (garzette), aironi cinerini e aiorni rossi oltre a chiurli, cavalieri d’Italia, gabbiani reali, anatre, upupa, gruccioni, passeracei, occhioni, pettegole, pantane, fagiani, marangoni minori, e molti altri.

 

Malgrado una presenza veramente numerosa di tante specie di uccelli, riuscire a fotografarli bene non è affatto semplice.

Il suggerimento è quello di fotografare dall’auto, con il tele-obiettivo più lungo che ci si può permettere, parcheggiando nelle numerose piazzole di sosta lungo le stradine tra i canali.

 

Dicono non serva mimetizzare l’auto, dato che gli uccelli sono abituati al passaggio di mezzi motorizzati.

La mia esperienza è diversa ed è che è veramente difficile riuscire a fare delle belle foto nitide con gli uccelli che riempiano lo schermo.

L’impressione è che conoscano le misure dei vari teleobiettivi e che si allontanino in proporzione in modo tale da rendere difficile poterli riprendere come si vorrebbe.

Malgrado un Canon 100-400mm, un moltiplicatore di focale 1,4x e un corpo macchina di piccolo formato che comporta un ulteriore ingrandimento di 1,6x per una lunghezza focale di 896 mm, non è stato facile.

Le foto qui inserite sono le (poche) accettabili. Di sicuro c’è ancora tanto da imparare, a cominciare dal fatto che ci vuole pazienza, tanta pazienza, e rispetto per i ritmi della natura.

In ogni caso, malgrado la difficoltà di ottenere le foto desiderate degli uccelli, la bellezza della natura ha consentito di avere altre belle foto che hanno remunerato la levataccia mattutina.

Big Sur

Big Sur: il selvaggio West nella moderna California

Big Sur è una botta di natura selvaggia a sud di Carmel e Monterey nella California centrale. Negli anni sono state proposte definizioni di Big Sur che potrebbero sembrare un eccesso di retorica (“il più grande incontro di terra e di acqua nel mondo”), ma che rendono bene le sensazioni che si hanno a fronte di un insieme di viste mozzafiato realmente tra le più belle al mondo. Il tratto costiero si estende sulla leggendaria Highway 1 (conosciuta anche come Pacific Coast Highway) per oltre 150 km, stretto fra i confini di altre 2 perle costiere californiane: Hearst Castle a Sud e la raffinata cittadina di Carmel a Nord. È proprio “”una delle coste più belle in qualsiasi parte del mondo”, con una reputazione mitica. In una zona scarsamente popolata, che vede emergere brutalmente le montagne di Santa Lucia dall’oceano Pacifico, tanto brutalmente da passare dal livello del mare ai 1500 metri di altitudine in 5 km, il viaggiatore viene preso emotivamente dall’inanellarsi continuo di scorci stupendi di bellezza naturale. I luoghi più belli e famosi sono Mc Way Cove, Pfeiffer State Beach, Ragged Point, Bixby Creek Bridge, il faro di Point Sur, Partington Cove, Dolan Canyon, Big Creek Bridge, Limekiln Creek Falls. Contro ogni apparenza è anche un’area di particolare fragilità. Non solo per il rischio di urbanizzazione ed antropizzazione, ma anche per gli incendi. Incendi che nascono dalla imbecillità di qualche campeggiatore e creano danni enormi. Siamo capitati lì agli inizi di settembre 2016, quando un incendio iniziato da oltre un mese stava ancora bruciando una zona molto estesa. Parlando con i ranger ci dicevano che pensavano fosse necessario un altro mese per completare lo spegnimento degli incendi. Purtroppo l’incendio ci ha impedito di apprezzare molti dei luoghi più belli, perché l’accesso era impedito per ragioni di sicurezza e per consentire a ranger e vigili del fuoco di fare il loro lavoro.   Infine, un consiglio pratico. Come in tutte le aree scarsamente abitate, il viaggiatore deve ricordarsi che lungo la strada i servizi languono e, quando ci sono, si fanno pagare profumatamente. Ad esempio la benzina la paghi 6,5 dollari a gallone (ca. 3,6 litri) quando a Morro Bay l’avevi pagata 2,35 dollari. Ricordati che, alla fin fine, sei ancora nel selvaggio West e che i moderni tagliagole approfittano del fatto che te ne sei dimenticato.
Tre Cime di Lavaredo

Tre Cime di Lavaredo: escursione con tour fotografico

Le Tre Cime di Lavaredo (Drei Zinnen in tedesco, Tré Thìme in dialetto cadorino) fanno parte delle Dolomiti di Sesto e sono uno dei luoghi più belli e famosi delle Dolomiti nella catena montuosa delle Alpi.

Il versante Nord appartiene al comune di Dobbiaco, in Trentino-Alto Adige, mentre il versante Sud è parte da tempo immemore nel comune di Auronzo di Cadore in provincia di Belluno in Veneto.

Il confine delle Tre Cime di Lavaredo corre lungo la parete nord dal lontano 1752.

Per gli alpinisti questa è una tra le meraviglie naturali più apprezzate al mondo.

Rappresentano un vero e proprio paradiso per chi ama escursioni e ascensioni in alta montagna. I principianti hanno comunque l’opportunità di apprezzare viste impressionanti e mozzafiato con una escursione piuttosto facile che fa il giro intero delle Tre Cime.

La partenza classica è dal Rifugio Auronzo (2.320 m) da dove si gode di un ampio panorama verso la Valle dell’Ansiei e Auronzo di Cadore, i Catini di Misurina (m 2839), il lago di Misurina e il Lago d’Antorno, il Sorapiss (m 3205) e il Monte Cristallino di Misurina (m 2775).

Da lì si imbocca il largo sentiero 101 che porta prima ad una piccola chiesetta dedicata a Maria Ausiliatrice e poi al Rifugio Lavaredo (2.344 m). Dal Lavaredo si sale verso la Forcella Lavaredo (2.454 m) da cui si gode di una vista di rara bellezza: sulla sinistra si ergono maestose le Tre Cime di Lavaredo, di fronte un gran numero di montagne che si aprono a corona, tra le quali il Monte Rudo (m 2826), la Croda dei Rondoi (m 2859), la Torre dei Scarperi (m 2687), il Monte Mattina (m 2464), la Torre Toblino (m 2617) e il Sasso di Sesto (m 2539) ai piedi del quale si distingue il Rifugio A. Locatelli, mentre sulla sinistra si staglia il Monte Paterno (m 2619) e ancora la Croda Passaporto (m 2701).

Si prosegue poi fino al Rifugio Locatelli (2.438 m).

Dal Rifugio Locatelli si vedono l’Alpe dei Piani con i due Laghi dei Piani e più oltre, verso valle, la stretta Valle Sassovecchio che scende verso la Val Fiscalina e Sesto di Pusteria. Sulla sinistra della Valle Sassovecchio si erge il Crodon di San Candido (m 2891) e sulla destra la Cima Una (m 2698). Subito dietro al Rifugio c’è la Torre di Toblin (2.617 m).

Il giro viene completato percorrendo il sentiero 105 e passando prima per Malga “Lange Alm” (2.283 m) per poi tornare al Rifugio Auronzo.

Per salire all’area delle Tre Cime ci sono numerosi sentieri che partono da valle oppure occorre arrivare al lago di Misurina per poi salire in auto o autobus al parcheggio del rifugio Auronzo (2.320 m). Nel caso si dedica di usare la propria auto, ve tenuto presente che la strada è a pedaggio. La tariffa include il costo del parcheggio al Rifugio Auronzo (25€ per auto ogni 24 ore. Dopo le 24 ore si pagano altri 7 euro al giorno).

Lago di Bled - Chiesa dell'Assunzione della Vergine

Lago di Bled

Il lago di Bled (sloveno: Blejsko jezero; tedesco: Veldeser See) si trova in Slovenia, a nord di Lubiana sulla strada che sale a Villach in Austria, nelle Alpi Giulie. Allungando un po’ la strada di ritorno da Vienna, è un luogo pittoresco dove fermarsi, circondato come è da montaghe e foreste.

Lungo poco più di 2 km ed è largo meno di un 1 km e mezzo, è profondo appena 30 metri.

A nord del lago sorge un castello medievale su una posizione sopraelevata con una vista mozzafiato.

Al centro del lago c’è una isoletta con la Chiesa di S. Maria Assunta (sloveno: Cerkev Marijinega vnebovzetja), costruita nel XV secolo. Nella chiesa c’è la cosiddetta “campana dei desideri”. La tradizione racconta che, qualora venisse suonata, la campana farebbe avverare i desideri.