Fuochi d'artificio Venezia

Festa del Redentore a Venezia

La festa del Redentore è forse la più amata dai veneziani.

Si tiene alla fine della terza settimana di luglio. Quest’anno è capitata il 16 luglio.

A Venezia non mancano certo manifestazioni e feste (regata storica, carnevale, festa di San Marco, festa della Sensa, Palio delle Repubbliche marinare, Vogalonga, festa delle Marie) che attraggono decine di migliaia di turisti da tutto il mondo e deliziano i residenti.

Però la festa del Redentore è la più attesa con la sua dimensione bifronte tra profano e religioso. Nata per ricordare la fine della terribile pestilenza che, nel 1577, decimò gli abitanti di Venezia, è una celebrazione che sembra aver molto ridimensionato la dimensione religiosa a favore dell’aspetto godereccio e dionisiaco.

Il là viene dato dalla inaugurazione del ponte galleggiante tra le Zattere e la chiesa del Redentore, lungo 333,7 metri.

Per tradizione il ponte viene inaugurato sabato sera alle 19:00 dalle massime autorità civile (una volta il Doge, oggi il sindaco) e religiosa di Venezia, il Patriarca di Venezia.

 

Le loro parole piene di saggezza, peraltro sentite da pochissimi per la pessima amplificazione, sono sembrate solo l’avvio della dimensione ludica con cene e bevute fino al gran finale dei fuochi d’artificio.

I più fortunati cenano ed attendono i fuochi sulle barche ormeggiate nel bacino di San Marco.

Molti altri hanno cenato sulle rive ai due lati del Canale della Giudecca.

 

Il fotografo che cerca una buona posizione per fotografare i fuochi, scopre che la gente è proprio tanta e che lo spazio è poco. Specie sulle rive della Giudecca verso l’Isola di San Giorgio.

E scopre anche che qualcuno ha preso la posizione, con tanto di cavalletto in posizione, già alle 11 del mattino, oltre 12 ore prima che i primi fuochi vengano sparati in cielo.

C’è anche qualche piccola discussione su chi ha diritto a quale posto e su quale debba essere la distanza minima tra i fotografi ammassati in attesa del gran finale.

Ad ingannare l’attesa c’è tempo anche per catturare le luci del tramonto sulla Chiesa della Madonna della Salute e su Palazzo Ducale. Fortuna vuole che le nubi assumano colori caldissimi tra giallo, arancio e rosso, antipasto perfetto per l’affascinante spettacolo dei fuochi d’artificio.

 

I 40 minuti di fuochi sono proprio spettacolari. Le parole non servono a descrivere ciò che va semplicemente visto. Qui in foto ma con il caldo consiglio di trovare modo, prima o poi, di gustare di persona l’intero spettacolo della festa del Redentore a Venezia.

Chiesa della Madonna della Salute -Venezia

Foto vera o “trucco e parrucco”? Ovvero il difficile rapporto tra una foto e la realtà.

Un visitatore di questo blog, Fortunato Castagna, ha criticato il mio post con alcune foto del Castello di Arzignano. (“Sembrano 2 € falsi praticamente cinesi. Sarà comunque dura trattenerli si rifarà al più presto occhio”).

La sua critica liquidatoria mi spinge a ricordare che vero/falso nella fotografia, specie in quella digitale, è una materia molto scivolosa.

Non può esistere una foto “vera” semplicemente perchè il nostro cervello vede le immagini in modo molto diverso da come le vede il sensore della fotocamera. Anche la migliore fotocamera riproduce una gamma tonale infinitamente inferiore al nostro occhio/cervello.

Inoltre noi non abbiamo il problema del “punto di bianco”, che invece caratterizza i sensori delle fotocamere. Per noi un “rosso” o un “blu” sono tali anche se illuminati da luci ad incandescenza o da una luce al neon.

Ogni foto in formato Jpeg che vediamo è frutto di decisioni del software della nostra fotocamera (se scattiamo in Jpeg) oppure delle decisioni del fotografo durante la conversione dal formato nativo della fotocamera (formato RAW) in Jpeg.

Ogni foto è una interpretazione soggettiva comunque diversa da ciò che pensiamo di avere visto.

Ovviamente la interpretazione della fotocamera con il suo software interno, o quella soggettiva del fotografo, non sono le tavole della legge. Il risultato può piacere o meno, può essere percepito realistico o falso.

Talvolta il trattamento con i vari software, a cominciare dal sempre citato Photoshop, è eccessivo e fastidioso. In particolare alcuni trattamenti spinti con l’HDR rendono immagini che si percepiscono false al limite del fastidioso.

Il risultato può essere più o meno buono ed è oggetto, giustamente, di valutazioni e critiche sempre benvenute.

Come diceva Aristotele: siamo nel regno del “perlopiù” e non della verità.

Di mio posso dire che non amo le correzioni spinte delle immagini. Non mi piace incollare cieli che non c’erano al momento dello scatto.

Mi limito per lo più a regolare il punto di bianco, il contrasto, la saturazione dei colori, la nitidezza finale della foto. Per farlo uso Lightroom e Photoshop.

Sono le attività che qualsiasi fotocamera fa comunque quando si scatta in Jpeg. Io preferisco farmi da solo questo lavoro perché il file in formato RAW contiene molte più informazioni. In questo modo riesco a recuperare più dettagli sia nelle alte luci che nelle ombre ed è molto più veloce la correzione di un punto di bianco eventualmente non corretto.

Un esempio prima/dopo per rendere più chiari i concetti.

La versione originale è quella uscita dalla fotocamera (formato RAW, conversione in Jpeg fatta con Llightroom senza alcuna modifica).

La versione finale è frutto degli aggiustamenti descritti (punto di bianco, contrasto, saturazione colori, nitidezza).

Chiesa della Madonna della Salute -VeneziaVenezia Chiesa della Madonna della Salute al tramonto
Giostra al luna park

Al luna park senza la gente

Le giostre del luna park mantengono sempre il loro fascino.

Con i suoi colori, rumori, luci, profumi, il luna park è ancora un luogo dove passare qualche ora con i bimbi ma anche dove i ragazzi e le ragazze fanno “struscio” per incontrarsi e divertirsi.

Vi sono giostre che ti fanno girare, saltare, cadere dall’altro, entrare in spazi oscuri, subire accelerazioni. Il divertimento assume le forme più varie su autoscontri, giri della morte, ruote panoramiche, giostre degli specchi, calcinculo e tante altre invenzioni per farci divertire.

Tra l’altro una delle principali aziende al mondo che fabbrica giostre, la Zamperla, ha la sede poco fuori Vicenza, ad Altavilla. Qui sono sono state progettate alcune delle giostre di maggior successo utilizzate nei più famosi luna park del mondo: da Coney Island a New York al Tivoli di Copenhagen, da Mirabilandia agli Universal Studios di Singapore.

A Vicenza c’è una tradizione di lunga data con il luna park temporaneo a Campo Marzo in occasione della festa della Madonna di Monte Berico l’8 settembre di ogni anno. È una attrazione che attrae decine di migliaia di persone da tutta le provincia.

 

Le foto qui riportate sono state scattate al primo mattino di un sabato, quando la gente a Campo Marzo ancora non c’era.

Fa un certo effetto vedere le giostre senza gente, quasi che stessero riposando preparandosi a ricevere la moltitudine che da lì a qualche ora si sarebbe riversata su di loro.

Castello di Arzignano

Il Castello di Arzignano

Il Castello è senza dubbio il simbolo di Arzignano, cittadina veneta in provincia di Vicenza.

Dal colle di Santa Maria, che divide le valli dell’Agno e del Chiampo, domina la conca dell’Agno-Chiampo su cui si affacciano anche i castelli di Montebello e Montecchio Maggiore.

Per un arzignanese come me, è naturale usarlo come soggetto fotografico.

Diverse stagioni, diversi orari del giorno, diverse condizioni di luce, diverse posizioni, diversi obiettivi fotografici.

Rivedere dopo anni lo stesso soggetto, il Castello, sotto le diverse prospettive in cui lo hai visto nel tempo fa sempre un certo effetto.

Con una assonanza forse un po’ tirata, mi ricorda il romanzo di Franz Kafka che tanto ho amato da ragazzo, Il Castello appunto, in cui l’agrimensore K non riesce ad entrare malgrado i suoi innumerevoli tentativi.

Per analogia mi vien da dire che non sono ancora riuscito a prendere l’immagine che renda appieno il senso di questo mio Castello. Vorrà dire che questo sforzo continuerà ancora a lungo.

Cattedrale San Vito all'imbrunire Praga

Metti una sera su Ponte Carlo a Praga

Il ponte Carlo (in ceco Karlův most) è forse la attrazione più famosa di Praga con i suoi artisti di strada, musicisti, venditori di souvenir, e il continuo fluire di turisti a tutte le ore del giorno e della notte.

Costruito in pietra sopra la Moldava, unisce il quartiere di Malá Strana con la Città Vecchia.

Completato nel 1402, è lungo 515 metri, largo 10, ed è delimitato da 2 torri di fortificazione.

Un leggenda racconta che tuorli d’uovo furono aggiunti all’impasto della malta per rendere più solida la sua costruzione.

Ai due lati è oggi adornato da 30 statue barocche di santi, messe lì a partire dal XVII secolo per volere dei Gesuiti.

 

Questa è stata la prima volta che mi è capitato di visitarlo al crepuscolo, per lo più dopo un forte temporale che ha pulito l’aria creando condizioni perfette per fare qualche bella foto.

 

Ponte Carlo in sé è un’attrazione da fotografare, con le sue torri, statue e le persone che lo popolano.

Ma è anche una bella posizione per qualche scatto intrigante sul Castello e la cattedrale di San Vito,  nonché sugli edifici ai lati della Moldava illuminati dalle residua luce del crepuscolo e dalle luci artificiali.

Orologio astronomico Praga

Orologi astronomici

Tra le opere dell’ingegno umano, gli orologi astronomici hanno un rilievo tutto loro.

Opere di rilevante ingegneria tanto più rilevante perché realizzati in anni lontani tra il 1300 e il 1600, quando le conoscenze tecnologiche erano ben lontane da quelle attuali.

La meraviglia nell’ammirarli è quindi più che giustificata.

La loro straordinarietà è confermata talvolta da leggende come nel caso della costruzione di quello di Praga.  Secondo la leggenda Hanuš z Růže, supposto autore dell’orologio nel 1490, sarebbe stato accecato per ordine dei consiglieri della città di Praga per impedirgli di costruirne un altro simile. In realtà l’orologio venne costruito qualche decennio prima (1410) dal maestro d’orologeria Mikuláš z Kadaň e da Jan Šindel, quest’ultimo professore di matematica ed astronomia dell’Università Carlo di Praga.

Per orologio astronomico si intende ogni orologio che mostra anche informazioni di carattere astronomico.

Un orologio astronomico, oltre a mostrare l‘ora, mostra informazioni relative alla posizione del Sole e della Luna rispetto allo Zodiaco. Talvolta indica la data esatta, la posizione dei pianeti maggiori o le fasi lunari.

Gli orologi astronomici, solitamente rappresentano il sistema solare utilizzando un sistema di riferimento geocentrico in accordo con la visione cosmologica europea pre-copernicana.

Tra i più famosi al mondo vi sono quelli di  Rostock, di Strasburgo, di Praga, di Rouen e l’orologio astronomico Passemant.

In Italia abbiamo l’orologio astronomico di Messina, quello in Piazza della Loggia a Brescia, quello di Piazza dei Signori a Padova, quello del Torrazzo di Cremona, della torre dell’orologio di Venezia, quello di Macerata e quello di Trapani restaurato nel 1570 e nel 1596 chiamato “Torre Oscura”.

Tortelli al cacao con vongole e pomodori confit

Ricette fatte e fotografate in casa

Oggi pare che un piatto debba essere bello oltreché buono. Se il cibo è piacere, le forme di tale piacere non possono che coinvolgere il maggior numero possibile dei nostri sensi. Olfatto e gusto ovviamente, poi le consistenze, ma è altrettanto ovvio che cominciamo ad apprezzare il cibo vedendo il piatto, prima ancora di sentirne i profumi. Se poi uno ama fotografare, oltre ad avere la passione per la cucina, la scelta dei piatti da preparare talvolta è guidata da criteri estetici. Riconosco che, spesso, penso prima alla composizione e ai colori del piatto che agli ingredienti e ai sapori. Gli chef di valore sanno comporre grandi piatti che sono insieme belli e buoni. All’hobbista della domenica è dato di creare qualcosa che è “bello abbastanza” e “buono abbastanza”.
Chiesa Villaggio Giardino - Arzignano

Arzignano: la chiesa del Michelucci a Villaggio Giardino

Quando è cominciata la costruzione della chiesa del Michelucci nel 1966, avevo 7 anni. Andavamo a giocare a pallone lì dietro, al “campo de Alo”. Abitavo in via Vicenza, a poche centinaia di metri da lì. Villaggio Giardino, questo il nome del quartiere, aveva bisogno di una chiesa visto che, fino ad allora, si usava la piccola cappella del vicino ricovero e il quartiere cresceva.

Si deve alla visione di Don Nilo Rigotto, e alle sue indubbie doti di saper fare, se una chiesa così innovativa è stata realizzata.

Che un grande architetto quale Giovanni Michelucci, già autore della celebre “Chiesa sull’Autostrada” vicino a Firenze, abbia accettato di lavorare ad Arzignano, è un merito tutto suo.

È un peccato che una chiesa così bella e particolare, con una architettura innovativa e piena di significati simbolici, sia stata incapsulata da edifici anonimi e brutti che la nascondono.

Rimane il cuore di un quartiere popolare, orgoglioso della sua chiesa.

Carnevale di Venezia 2013

Carnevale di Venezia

Fare foto al Carnevale di Venezia è diventato un rito ricorrente.

La ricchezza dei colori e delle forme unite all’incredibile scenario tra Piazza San Marco, il porticato di Palazzo Ducale, lo sfondo con l’isola di San Giorgio, Riva degli Schiavoni, il Ponte dei Sospiri, rendono questa esperienza unica.

E’ una unicità che si ripete ogni anno, apparentemente sempre uguale ma in realtà sempre diversa, come ogni anno sono diverse le maschere che si presentano per essere fotografate.

Questo presentarsi delle maschere per apparire e farsi fotografate nasconde una storia di passione incredibile. L’impegno, il costo, il tempo dedicato da chi si prepara maschere così belle e sofisticate, sono veramente notevoli. Pare che la preparazione degli abiti più sofisticati costi molte migliaia di euro e richieda mesi di preparazione.

Lo scopo è mostrarsi, seppure mascherati, il che, a ben pensarci, è un paradosso perché lo svelamento dell’apparire parrebbe essere l’opposto del mascheramento.

Le persone mascherate vengano da tanti paesi diversi. Quando ti invitato a ritirare il loro biglietto da visita, con la foto della propria maschera in evidenza, affinché tu possa mandare loro le tue foto, ti rendi conto che vengono da Stati Uniti, Francia, Giappone, Germania e tanti altri paesi.

Va sperimentata l’esperienza di tante modelle e modelli, vestiti così elegantemente, che si mettono in posa per te, con movimenti lenti, pronti ad accettare le tue richieste su come posare.

Il miracolo, se così si può dire, si limita alle prime ore del mattino. Dopo arrivano migliaia e migliaia di turisti e si entra in una competizione corpo a corpo per riuscire a fotografare.

Il suggerimento che deriva da anni di esperienza è quello di farsi trovare in piazza San Marco almeno mezz’ora prima dell’alba. Ci si trova già con decine di altri appassionati e di professionisti già pronti.

Alle prime luci dell’alba ci sono solo maschere, fotografi, uno scenario magico e colori incredibili.

Rocca degli alberi - Montagnana

Montagnana città murata

Montagnana è uno dei borghi più belli d’Italia. Città murata con mura tardo-medioevali ben conservate che la cingono completamente, racchiude un centro storico di notevole importanza artistico culturale.

È situata a poca distanza da importanti città d’arte quali Padova, Verona, Vicenza, Mantova e Ferrara.

Le mura si sviluppano per circa 2 Km, hanno 24 torri alte tra i 17 e i 19 metri, distanti l’una dall’altra 50 metri, e formano un rettangolo di circa 300×600 metri.

Le porte di accesso sono 4: Porta Vicenza, Porta Padova, Porta XX Settembre, Porta Legnago o Rocca degli Alberi.

La leggenda narra di una fondazione della città da parte di profughi troiani guidati da Antenore.

Luogo ideale per il controllo della regione, anche grazie al fiume Adige che la attraversava fino al 589 d.c. prima della cosiddetta “Rotta della Cucca”.

Nel X secolo Montagnana fu dotata di fortificazioni, situate probabilmente dove ora sorge il Castello di San Zeno, per difendersi dalle frequenti e devastanti scorrerie degli Ungari.

In seguito divenne centro feudale della famiglia dei Marchesi poi detti Estensi ed svolse un ruolo importante come piazzaforte militare nell’ambito della lotta tra Impero e Papato.

Nel 1242 Montagnana venne data alle fiamme de Ezzelino III da Romano (vicario imperiale di Federico II) che poi ne riavviò la ricostruzione a partire dall’ imponente Mastio.

La città tornò poi nelle mani degli Estensi, ed entrò a far parte dei domini del Comune di Padova nel 1275.

Nel XIV secolo il controllo della città passò a Da Carrara, Signori di Padova, che la dotarono di due nuove solidissime cortine murarie in laterizio e trachite, rafforzate da ben 24 torri di vedetta e dall’imponente porta fortificata di Rocca degli Alberi.

Nel 1405, dopo lunghi anni di estenuanti guerre contro Venezia, la città si consegnò alla Serenissima, perdendo importanza militare ma accrescendo la sua potenza economica, e arricchendosi di bellezze artistiche grazie ai nobili veneziani che vi si stabilirono.